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     Non so se dove li lassai seranno,

o se piú inanzi ancor serán tirati.
Ma piú ch’io non stimava appresso stanno:
     io vedo che in quel pian son ragunati.

  (Sopher vede li figlioli di Iacob e dice):

     Trista novella porto, o mei patroni:
novella di periculo e peccato.
Attenti state, prego, a’ mei sermoni.
Iuda.   Di’presto che cos’è: ci hai spaventato!
Abbrevia e la tua lingua fa’ sia presta:
di’ se le cose sono in bono stato.
Sopher.   La cosa quale io porto infine è questa:
portai, come sapete, a quel dolente
vecchio di vostro padre quella vesta.
     Cosi come la vide, incontinente
lui la conobbe e li occhi al cielo alzò,
chiamando Morte molto amaramente,
     con tanto pianto e doglia, ch’io non so
com’anco a lacrimar non mosse i sassi:
io, per pietá, con me piú il cor non ho.
     Le membra e li occhi eran del pianger lassi,
e commutato, qual d’un morto, il volto:
spesso parea che drento el se accorassi.
     Chiamava Ioseph, e ricorda vai molto,
e squarciandosi i panni, ebbe a affirmare
che infin che ’l fusse de la vita tolto,
     in cenere e in cilicio volea stare;
e credo che sua vita abbia a esser corta,
per quanto il mio iudicio pò estimare.
Ruben.   El sera ver, se alcun non lo conforta,
afflitto vecchio, solo senza i soi,
che ha perso quel figliol ch’era sua scorta!
     Su presto consultiam, deh dite voi,
cari fratelli mei, dove noi siamo
voi l’intendete: or provvediamo noi.