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     Noi siamo nati pur tutti d’un seme:

perché volete adunque insanguinarvi?
non so come a pensarvi il cor non treme.
     Lassate, o car’ fratelli, consigliarvi,
non mettete nel sangue suo le mano,
che Dio vendicator potria impagarvi!
Dan.   Ruben, il tuo consiglio è pazzo e vano:
ch’el mòra al tutto abbiam deliberato,
come inimico nostro altèro e strano.
Ruben.   (Vo’ pur veder s’io son si avventurato,
ch’io possa con qualch’arte liberarlo,
ché almen non mòra questo infortunato.)
     Me ascoltate, fratelli: di lassarlo
costui non dico, ma per mio parere,
el non è bon pensiero d’ammazzarlo.
     Spandere ’l sangue suo non è dovere,
ma in altro modo li provvederete,
dacché ’l medesmo effetto si pò avere.
     In la cisterna vecchia el gittarete,
ch’è senz’acqua nel bosco, et in tal modo
le man vostre innocenti salvarete.
Ioseph.   Cari fratelli, quanto posso io lodo
il summo Dio, poi che star ben vi veggio
e d’avervi trovati insieme io godo.
Dan.   Io credo che veder vorresti peggio!
Tra’ fora questa vesta, e poi vedrai
s’io faccio daddovero o s’io dileggio.
Gad.   Trálla fòr presto! che aspetti, che fai?
Noi ti farem morir ne la cisterna:
li forsi meglio tu t’insomniarai.
Ioseph.   Pel nostro grande Iddio che ’l ciel governa,
pel nostro vecchio padre che m’aspetta,
per la pietá, che è debita, fraterna,
     dolci fratelli mei, non fate in fretta:
udite un poco, et a pietá vi mova
la mia tenera etade giovinetta!