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SCENA II

Dan, Gad, Ruben con li altri sette fratelli, Iacob e Ioseph.

Dan.   Non è piú bella cosa in compagnia,

che Tesser tutti eguali unitamente
e che nessuno avvantaggiato sia,
     tra quei che son fratei massimamente:
ché come il padre un piú de li altri apprezza,
l’odio convien che nasca incontinente.
Gad.   Dan dice il ver. Deh, guarda gentilezza
di Iacob! ancor noi siam soi figlioli,
e lui Ioseph solo ama et accarezza.
     Le fatiche portiamo pur noi soli,
con le bestie in campagna a le pasture,
e Ioseph solo par che in alto voli!
     Lui si sta con Iacob senz’altre cure,
con veste ricamate e preziose:
l’ho troppo in odio a causa tal venture!
Ruben.   Non sono tal materie si noiose
come le femo, se con bon pensiero
noi riguardiamo tutte queste cose.
     Niuno noi negará, per dirne il vero,
che non abbino i padri questa usanza
d’amar piú quel fígliol ch’è men altero,
     e che ha men anni e che ancor li altri avanza
di puritá e ch’è nato in sua vecchiezza:
in quello par che mettin sua speranza.
     Poi ch’ama Isepe con tal tenerezza
il nostro vecchio padre, e noi dovemo
esser contenti de la sua allegrezza;
     poiché è del proprio sangue e che sapemo
che giá per questo men non ama nui.
Un’altra volta di ciò parlaremo,