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     però ti prego che narrar ti piaccia

che cosa è Dio, dov’è sua abitazione,
che nome è il suo, che forma ha la sua faccia.
Iacob.   Figliol mio caro, la tua questione
risolver non si pò per mortai lingua,
ché tra Dio e noi non è proporzione;
     né si trova intelletto che distingua
o che descriver possa la sua essenza:
per questo adunque il tuo voler s’estingua.
     Per ora aver ne pòi questa scienza,
ch’el è primo fattor di quei che sanno
et è infinita e summa sapienza.
     Questo ti basti, e non pigliare inganno
di credere o adorar cosa creata,
ché caderesti ne l’eterno danno.
Ioseph.   Padre, fu mai al mondo anima nata
che questo Dio vedesse o gli parlasse,
fu mai persona che gli fusse grata?
Iacob.   Figliol, le tue dimande non son basse:
giá non è la tua etade ancor capace
a intenderlo, s’io ben tei dichiarasse.
     In certi modi, come a Lui sol piace,
s’è dimostrato in parte et in effetto
solo ad alcun, per dargli eterna pace:
     si come al nostro padre Adamo, eletto
primo nel mondo, e come anche a Noè,
che santo visse inanti il suo conspetto;
     si come al tuo bisavo ancora fe’,
io dico Àbramo, che gli fu si grato,
che in vari modi a dimostrar si die’.
     In questo modo ancora fu onorato
l’avo tuo Isac, et io per sua clemenza
di questo don mi reputo beato.
     Niuno di noi però mai sua presenza
in terra vide, ché l’umana luce
attingere non pò la sua esistenza.