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IV
Leva quell’ostinato empio concetto,
leva dal cor quell’indurato gelo:
del celeste calore empi il tuo petto.
Leva quel tenebroso oscuro velo,
5che a la tua debil vista il ver contende:
la luce piglia, che ti vien dal cielo.
Leva quella catena, che ti apprende
la cieca mente: e questa dolce e pia
voce dal ciel per tua salute intende,
10Misero peccator, pensa qual sia
del mondo la infelice amara sorte,
come vana, caduca e fragil sia:
pensa come imperfette e come corte
son nostre voluttade, ch’al fin toglie
15vecchiezza, infermitade, affanno e morte.
Misero peccator, l’eterne doglie
pensa, qual ne l’inferno sostien l’alma
che adempie al mondo sue salaci voglie:
come si priva e come alfin si spalma
20di grazia e gloria, dappoi morte, guarda
chi de le colpe non pon giú la salma.
Misero peccatore, in te risguarda,
fuggitiva ombra, cenere e vil vermo,
e la tua cieca mente, ottusa e tarda: