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parti di Pannonia, ove aveano giá quarantanni li longobardi abitato, e con incredibile moltitudine, con tutte lor famiglie entrò in Italia ne l’anno di Cristo incarnato 568 e tutta la Lombardia occupò; et essendo morto, e regnato dappo’ lui Cleph secondo re in Italia, deliberando i longobardi non voler piú governo regale, creorno trenta capitani de’ loro, che chiamorono duchi, a li quali tutto il governo de la nazione longobarda poseno in mano; il quale governo però non piú che dodici anni durò. Questi duchi con un mirabil corso di vittoria in un anno facendo la via di Arimino e di Urbino preseno l’Umbria e quella parte del Piceno che tocca l’Apennino, preponendoli un duca, che a Spoleto facea residenza. E occuporno la regione de’ Marsi e de’ Peligni e de’ Sanniti e tutta Campania, eccetto Napoli e Pozzuolo; e tutto quello che da queste regioni a la marina e infra terra si contiene, sino a Tibure e Roma (la qual non preseno). Ferono ancora Benevento ducato lasciandoli un duca che quelle regioni governasse che sotto il ducato di Benevento si contenevano, le quali erano tutta Campania vecchia, eccetto Napoli e Pozzuolo, e la maggior parte de’ Sanniti da Benevento et Esernia e dal Guasto sino al fiume de la Pescara, e di li tutto quello che sotto il nome di Peligni e Marruccini e Marsi si contiene. Tutto il resto del regno di Napoli sotto l’imperio di Constantinopoli e de’ greci si governava. Tennero adunque li duchi longobardi di Benevento tutta la detta parte del regno di Napoli senza alcuna molestia, perché subito con romani ferono tregua e confermandola molte volte ancora ferono pace; benché uno di quelli duchi chiamato Zottone rompesse la tregua, perché da’ fondamenti ruinò il monasterio di Monte Cassino, il quale poi da Arrighis suo successore ad esortazione di santo Gregorio pontefice fu riedificato. E benché dappoi li dodici anni del governo de li trenta duchi, il primo re longobardo chiamato Autharis, avendo scorso e occupato tutto il regno di Napoli sino al Faro di Messina, facesse piantare una colonna sopra ’l lito del mare e poi con un’asta toccandola dicesse: — Io voglio che questo