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nari del mondo. Enrico si come primogenito successe al padre nel regno di Castiglia, chiamato Enrico III. Fernando, essendo vacato il regno di Aragona per la morte di Martino vecchio, il quale dappoi la morte di Martino giovine suo figliuolo era ancor lui mancato senza figliuoli, piuttosto per singoiar virtú e grazia che in tutta Ispagna aveva, che per prioritá di grado, fu con sommo favore e consenso creato ne l’anno 1412 re di quel regno sopra li altri competitori, i quali furono Lodovico II duca d’Angiò, per rispetto di Violante sua donna di casa d’Aragona, e Iacomo conte di Urgello e Federico bastardo di Martino giovine, molto amato e di indole tutta regale. Di questo Fernando adunque, prima che al regno di Aragona fusse promosso, e di Bianca contessa di Albucherche, figliuola di Sanzio suo consobrino nato per retta linea regale, nascette Alfonso primogenito, del quale scrivemo, e li altri suoi fratelli, de li quali al suo loco avemo fatto menzione. Ebbe dappoi la morte del padre (il quale pochi anni regnò) il regno di Aragona e di Valenza, di Sicilia, di Sardegna e di Maiorica e poi di Napoli, nel modo che avemo detto. Fu di statura mediocre, di corpo asciutto e leggiadro di volto, piú presso al color pallido che bruno, di occhi lustranti e lieto aspetto; il naso ebbe alquanto rilevato in mezzo e alquanto aquilino, si come a li re, secondo la opinione de’ persiani, pare che convenga, li capelli aveva negri per natura e portavali corti si, che l’orecchie non passavano. Era nel parlare breve, conciso, terso e sentenzioso: le sue risposte piacevoli, graziose e acute, avendo sempre molto rispetto a non lasciar partire alcuno da la sua presenza mal contento, in tanto che se di alcuna cosa era richiesto, che a lui non paresse doverla concedere, piú presto qualche dilazione interponeva, che apertamente negasse.

Fu religiosissimo, e circa il divin culto e le cerimonie e rappresentazioni cristiane assiduo e diligente, non pretermettendo cosa alcuna che a l’ornato e frequenza del sacrificio pertinesse, e a quello in tanto attento stava, che una volta movendosi per un gran terremoto pericolosissimamente il tempio