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mondo, il quale, convocati a sé tutti li condottieri che erano stati del duca, Guidantonio da Faenza, Carlo da Gonzaga, Luigi Dal Vermo e li figliuoli di Luigi San Severino, tolse da loro la fede di seguire e conservare la parte del re Alfonso. Li quali data la fede, e veduto poi che ’l popolo di Milano tendeva a la libertá, con esso fra pochi di si concordorono, c dimenticata la fede data, miseno a sacco le genti d’arme e la robba di Ramondo, la quale era nel monasterio di Santo Ambrosio. Il popolo poi con pochi denari ebbe la rocca grande; quelli de la rocca picciola resistetteno alquanto, poi persuasi dal popolo che Alfonso non era per soccorrerli, diviseno tra loro diciasette mila ducati, che ne li forzieri di Filippo avevano trovato e la rocca renderono. Avute ambedue le rocche i milanesi da’ fondamenti le ruinorono.

Non volse però Alfonso lasciare l’impresa contra i fiorentini, per la quale a Tibure era venuto; ma passato prima in Sabina e fatto magnificentissime esequie con ogni specie di onore a la memoria di Filippo, cavalcò nel territorio di Siena e fece gravissimi danni a’ fiorentini saccheggiando e bruciando Ripa Marancia nel territorio di Volterra e occupando tutte le castelle di un lor paese detto la Gherardesca e Castiglion di Pescara.

I fiorentini non provveduti per prima condusseno a’ loro stipendi Federico conte di Urbino e Sigismondo Malatesta signore di Arimino, con li quali al meglio potetteno per quello inverno si difeseno. Al crescer de l’erbe poi ne l’anno sequente 1448, andò Alfonso a campo a Piombino, e benché per mare rompesse l’armata de’ fiorentini e li avesse tolta l’isola del Giglio, nondimeno in modo con l’aiuto loro si difese Piombino, che con l’esercito infermato per l’aere e quasi disfatto si levò, e lui per mare e l’esercito per terra con difficoltá nel regno si ridusse. Ma morto non molto poi Rinaldo Ursino signor di Piombino, Caterina sua donna temendo che il re sopra sé non si voltasse, impetrò da lui pace e se li fece tributaria di una coppa d’oro di cinquecento ducati di valore ogni anno mentre Alfonso vivesse: il qual censo sempre