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marescalco di Borgogna inimici del re di Francia, fu preso e dato in mano a Filippo duca di Borgogna: per la qual cosa essendo ancora in prigionia, non potette essere primo a venire nel regno; il perché li ambasciatori circa la pratica de la liberazione di Renato alcuni mesi a Marsilia ristetteno. Ma Alfonso, che aveva giá mandato l’anno innanzi di Sicilia in Calabria, al sussidio del principe di Taranto, Giovanni conte di Ventimiglia con quattrocento cavalli, e al medesimo effetto aveva condotto Minicuccio da l’Aquila, casso dal Consiglio di Napoli, con settecento cavalli e Ardizzone da Carrara con seicento, sentendo la morte de la regina e la legazione de li baroni collegati che lo chiamavano al regno, avendo l’armata pronta, subito si mise a la vela l’anno 1436, e in pochi di fu ad Ischia e Procida, isole a Napoli vicine, e da quelle smontato in terra a li liti di Sessa, fu dal duca onoratamente ricevuto. E cominciò a condurre gente d’arme, e de li primi che avesse fu Ursino de li Ursini e il conte Dolce da l’Anguillara, i quali dal patriarca con le loro genti d’arme erano partiti. Con questi, e con Antonio Colonna principe di Salerno e Luigi suo fratello, ambidui giá nepoti di papa Martino, e con li dui conti di Fondi giá detti e Francesco Ursino conte di Conversano e il conte di Campobasso e li signori de la Lionessa, pose il campo a Gaeta per terra, facendo capitani de l’assedio il conte di Conversano e quelli di Fondi con cinquemila uomini a piedi e a cavallo, e lui con l’armata per mare lo assedio stringea.

Erano in Gaeta trecento fanti genovesi, i quali a favore di Renato, Filippo duca di Milano avea mandato con una nave e una galeazza sotto Francesco Spinola e con Ottolin Zoppo suo ambasciatore, e li erano molti altri genovesi, che con grosse mercanzie e di buon prezzo che portavano a Genova si eran li ridotti, aspettando il mare sicuro da venti e da l’armate che intorno andavano; il perché quelli del campo di Alfonso per la speranza de la preda ogni cosa sopportare erano disposti per vincerla. Genovesi e gaetani in questo pericolo assediati ricorseno a Genova e a Filippo per aiuto: il quale