Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/239

siniscalco fu relegato a Roma e il conte Iacomo per intercessione di papa Martino allora pontefice, fu liberato da la regina, con li primi patti che lei ritenesse il dominio e titolo di regina, e lui il nome di conte solamente.

Liberato Iacomo ad altro non attese, che a l’estcrminio di Sforza, e la regina, che, per l’esilio del gran siniscalco trafitta, di altro non aveva desiderio e sete che di vendetta contra Sforza, li consentiva e giá la maggior parte de li baroni aveva fatto contra Sforza congiurare. Sforza, inteso il gran suo pericolo di tal cosa e cercando di rimedio, per consiglio di Giovanni di Ercolan da Fiorenza, suo fidato e buon capo di squadra (che li disse che facendo Sforza cessar la causa, per la quale la regina si teneva offesa, cessaria ancora il suo pericolo), si intromise con destro modo ad esser causa che ’1 gran siniscalco tornasse, ché maggior beneficio né di piú obbligazione potea fare a la regina. E cosi fece, e per assicurarsi da esso, volse per ostaggi dui figliuoli de’ suoi. Il conte Iacomo, veduta la reduzione del gran siniscalco e la reconciliazione di Sforza, dubitando non esser qualche volta scoperto da la regina, fingendo andare spesso a la marina a piacere, condusse una nave genovese che in porto si trovava e tacitamente montatovi, andò a Taranto. La regina mandatoli l’esercito, in Taranto lo assediò; il conte Iacomo non potendo tenersi vendette la terra a messcr Giovan Antonio Ursino (il quale poi da la regina ne fu confermato principe) e andossene in Francia, ove datosi a la religione, in abito di eremita fini il rimanente di sua vita. Questo fine ebbe Iacomo provenzale conte de la Marca, giá detto re di Napoli. In questo mezzo Braccio de’ Fortebracci da Perosa, capitano di gente d’arme, fattosi signore di Assisi, di Todi e di Perosa, faceva gran guerra a papa Martino e per le terre de la Chiesa liberamente campeggiava. Onde non potendosi il papa altramente difendere, che col ricorrere a li suoi feudatari, mandò ne l’anno 1419 messer Francesco da Montepulciano vescovo di Arezzo e messer Angelo romano vescovo di Anagnia a Napoli e fece coronare la regina Giovanna del regno di Puglia