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de’ gentiluomini, e Anichino Mormillo de’ popolani, con volontá di molti congiurati a questo, ad un convito ritennero la regina Giovanna ne la terra e la menorono in Capuana e in un subito liberorno Sforza e con impeto e celeritá grandissima presi e morti e saccheggiati e cacciati li officiali francesi, corseno la terra per la regina. Trattato poi alcun accordo col conte Iacomo, Castel de l’Ovo fu dato a la regina e al conte fu data facultá che una sola coltelluzza potesse portare quando andava a la regina (con volontá però e licenza sua), non potendo tenere piú francesi in Italia che quaranta, ad elezion sua, che lo servissino.

Non molto poi la regina con fraude lo fece ritenere e in Castel de l’Ovo lo tenne prigione: per il che libera, al primo stato restituta, pieno dominio del regno tenea, facendo governare le cose de la terra e le sue entrate a messer Marino Boffa, dottore e atto uomo e ne la terra di buona reputazione. Ma appresso a sé tenea messer Giovanni Caracciolo, del quale era innamorata e avevaio fatto gran siniscalco, et era il cuor suo: e lui, con aiuto e favore del Sforza, che da messer Marino Boffa era stato gravemente offeso, lo depose e fece cacciare di corte e tórli rainministrazione del tutto. Il gran siniscalco adunque per la deposizione del Boffa fatto grandissimo, non potendo ancora patire la potenza e grandezza del Sforza appresso la regina, e avendolo sospetto per la reputazione de l’armi, deliberò deponerlo ancor lui e tórli la vita e disfarlo. Onde, sotto specie di mandarlo contra li sanseverineschi in vai di Diano, li fece passare il Sarno, posto ordine che non fusse lasciato passare al ritorno per il ponte di Scafati, e cosi assediato farlo mal capitare. Sforza andò e passò Scafati con le sue genti, e inteso il trattato contra di lui, si accordò subito con li sanseverineschi; poi solo, vestito da villano con una celata in testa e una chiavarina in mano, sconosciuto tornò al ponte e passollo e venne a Napoli, facendosi a pezzi venire drieto, per ogni via poteano, li suoi soldati. E con intelligenza di messer Ottino e di Francesco Mormillo entrò una mattina in Napoli con le genti d’arme,