Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Compendio de le istorie del Regno di Napoli, 1929 – BEIC 1787614.djvu/236

baroni e capitani tutti di tali portamenti mormoravano: sola la regina con feminil malizia li dissimulava, monstrando che tal vita, come da fatiche e pensieri libera, molto li piacesse, e attendendo a danze, a che son molto dediti i francesi, alle* gramente si passava, ancor che a cenni e parole interrotte a li amici suoi monstrasse il suo intrinseco dolore e il desiderio del rimedio.

In questo mezzo Giulio Cesare da Capua, il quale era quello che primo di tutti aveva concitato il conte Iacomo contra Sforza e Pandolfello, e per questo aveva trafitto di immortale iniuria il core de la regina, dimenticatosi de la offesa, come avviene a chi offende, la cominciò a tentare e infine se li offerse di volere ammazzare il conte Iacomo. La regina maliziosa, offerendoseli l’occasione di fare dui effetti in un tratto, cioè vendicarsi de la offesa ricevuta da Giulio Cesare e acquistar grazia e libertade appresso al marito, monstri) darli udienza e piacerli, confortandolo a pensarli su bene e mettersi in punto e tornar da lei l’ottavo di per dar ordine a l’esecuzione de l’incepta. E licenziato Giulio Cesare, tutta dolente in quel mezzo fingendosi, il trattato tutto al marito scoperse, monstrandosi de la salute sua molto tenera e impotente a resistere a le instigazioni di Giulio Cesare, offerendosi ancora di farglielo vedere e sentire. Onde introdotto l’ottavo giorno drieto a li cortinaggi del suo letto il marito con alcuni suoi fedeli bene armati, e poi intromesso Giulio Cesare, lo fece parlare: il quale, poi che ebbe detto ogni male e villane parole del conte Iacomo e de’ francesi, aperse tutto quello che per ammazzarlo avea deliberato di fare. Allora il conte, uscito fuor del cortinaggio e preso e legato Giulio Cesare, ne fece fare pubblica giustizia e tagliarli la testa iuridicamente, come il doppio traditore meritava. Essendo parso adunque al conte Iacomo questo atto de la regina grande demonstrazione di amore e fede verso lui, li diede in brevi giorni larghezza e licenza di potere a suo piacere andar fuor del castello per diporto e spasso, come a lei piaceva. Per la qual cosa messer Ottino Caracciolo, fatto capo