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l’esercito, volse far prova di farsi benevolo il conte con parole e promesse ovvero impaurirlo con minacce. Onde mandatoli un suo barone, lo pregò volesse venir solo a parlarli confidatamente in mezzo a la campagna, ché ancor lui solo li veneria. Non ricusò il conte; il perché condottisi ambidui armati tutti de la persona da la testa in fuora, il duca fece assai offerte e promesse al conte, acciò che s’accordasse con lui: il quale ricusando e confortando il duca a lasciare l’impresa e partirsi del reame, il duca con alterezza francese cominciò a minacciarlo, con dirli che lo romperia e lo averia ne le mani e che lo faria morire, sapendo che con la morte sua acquistarebbe la grazia di tutto il reame, e massime de li suoi baroni, che lo avevano in odio per esser favorito dal re Carlo. Il conte Alberico, come uomo fedele e senza paura, sentendolo minacciare li disse che li bastaria l’animo pigliarlo lui e rompere il suo esercito, e da quel di glielo mostraria. Onde lasciandolo senza altro commiato, si voltò a li suoi e fece sonare a la battaglia; il duca ancor lui, che per esser l’ora tarda non credeva che quel di si dovesse far fatto d’arme, subitamente ordinò li suoi e feceli far innanzi. Cosi il fatto d’arme si cominciò aspro e crudele da una parte e da l’altra, nel quale il duca fece meravigliose prove de la sua persona e dui cavalli li furono morti sotto, e rimontato sopra il terzo, si scontrò alcuna volta col conte, il quale non meno arditamente lo affrontava. Finalmente stringendosi forte li italiani addosso ai francesi, cominciorno quelli del duca a voltare le spalle; il duca vedendo li suoi vólti in fuga e lui ferito di cinque ferite, deliberò ancor lui con alcuni suoi baroni con la fuga salvarsi, e si ridusse dentro a Bari. Il conte rimasto vittorioso a la campagna seguitò la vittoria, e li suoi tutta la notte mai atteseno ad altro che a pigliare prigioni e ammazzare e trattare miserabilmente i francesi; e il di sequente si pose in assedio intorno a Bari, si che niuno né poteva entrare né uscire. Il duca ferito si fece per acqua portare a Bisegli, ove per le ferite, de le quali, ancora che non fussino mortali, era uscito sangue assai, e per lo affanno insopporta-