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Composte le cose di Napoli e del regno in pacifico stato, l’anno medesimo Carlo III di Durazzo onoratamente in compagnia de’ suoi baroni e con dua mila cavalli venne a Roma a visitare e ringraziare papa Urbano, dove fu con gran pompa e trionfi ricevuto e solennemente unto e coronato re del reame di Puglia. E dappoi molte giostre e feste fatte piú giorni in Roma, col papa se ne tornò a Napoli.

E non mancorono per questo le turbazioni nel regno di Napoli; imperocché nel principio che li movimenti di Urbano VI e di Carlo di Durazzo si inteseno, la regina Giovanna per aiutarsi tolse per figliuolo adottivo Luigi cognominato primo duca d’Angiò, figliuolo secondogenito di Giovanni re di Francia e lo institui suo successore nel regno di Napoli, di volontá e consentimento di Clemente VII antipapa, come di sopra avemo detto. Onde il detto Luigi, il qual giá era in procinto per esser stato sollecitato da la regina Giovanna a 10 aiuto contra Carlo III, aiutato da Clemente e da tutta la Francia, con esercito di trenta mila persone, e secondo alcuni di cinquanta mila, entrò in Italia l’anno 1382, continuando la sua impresa nonostante la morte de la regina Giovanna; e non solamente per recuperare il regno di Napoli, il quale lui pretendeva li fusse debito, ma ancora per cacciare Urbano e far Clemente universale pontefice. Io ho veduto e ho ancora appresso di me una lista de la campagna di Luigi mandata da messer Bernabò Visconte a messer Lodovico da Gonzaga marchese di Mantoa, ne la quale avvisa esser con Luigi duca d’Angiò ventisei baroni, de li quali pone li nomi, e avevano fra tutti otto mila lance e dua mila balestrieri e arcieri a cavallo, che senza dubbio cinquanta mila persone passavano. Carlo di Durazzo da l’altra parte, fatto venire nel reame il Ferrebach e il conte Alberico, i quali aveva mandati in Toscana dappoi l’acquisto del regno, si preparava a la difesa; e Urbano a la difesa di Carlo ebbe da’ fiorentini messer Giovanni Aguto lor capitano con le sue genti in loco de 11 quaranta mila ducati, i quali dicemo disopra li doveano dare: in modo che Carlo oggimai ingrossato poco temeva li