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cura del regno di Napoli e mandò in Italia messer Guido Lemovicense cardinale Portuense, suo congiunto, il quale in modo trattò le cose, che concluse la pace tra il re Lodovico di Ungaria e la regina Giovanna in questo modo: che la Giovanna tornasse nel regno e usasse il titolo di regina, ma Lodovico suo marito non tenesse altro titolo che principe di Taranto; e a sé riservò tutte le ragioni ch’el aveva nel regno dappoi la morte de la regina. E cosi ambidui, la regina Giovanna e Lodovico principe di Taranto, tornorno nel regno; né molto poi, instando la regina ancora con Clemente VI, ne l’anno 1352 fece coronare in Napoli ancor Lodovico predetto tarentino del reame di Napoli e fece che Lodovico ungaro rinnovò la pace con lui e con la regina; e in premio di questo la regina diede in titolo di vendita la cittá di Avignone, che era suo patrimonio, al papa, scontando il prezzo ne li denari del censo non pagato del regno, dal di che la Giovanna ne fu coronata: e da quel tempo sino ad oggi Avignone è stato et è de la Chiesa. Circa tre anni stette il re Lodovico tarentino in signoria, et estenuato per l’inordinato e frequente uso de le cose veneree con la regina, che di quella sola cosa era vaga, finalmente mori. Né molto stette la regina dappoi la sua morte, che prese il terzo marito chiamato Iacomo tarraconese infante di Maiorica, il quale era tenuto il piú leggiadro e bell’uomo che in quel tempo si trovasse: e quello lei non tenne con titolo di re, ma solo di duca di Calabria. Mori questo Iacomo infra pochi anni, chi dice per morte naturale, e chi dice che la regina li fece tagliar la testa per aver usato con un’altra femina: quello si sia, morto lui, la regina Giovanna tolse il quarto marito, che fu Ottone di Bransvich di nobilissima stirpe di Sassonia, il quale in quel tempo militava in Italia al stipendio de la Chiesa e si trovava a Ferrara, ne l’anno 1376. Col quale Ottone stando pacificamente, accadette che Gregorio XI pontefice, il quale aveva ridotto in Roma la corte gran tempo stata in Francia con grandissimo danno d’Italia circa 74 anni, cioè da Clemente V insino a lui, passò