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Giovanna nepote del re Roberto, cognominata Giovanna prima, rimasta nel modo predetto regina di Napoli, per osservanza del testamento di suo avo tolse Andreasso suo secondo consobrino per marito: il quale venne in Italia e copulato con lei, essendo stato tre anni nel regno e trovandosi ambi dui in Aversa, la regina lo mandò una notte a chiamare sotto specie di alcune importanti occorrenze, e come fu ad un certo verone, ovvero poggiuolo, fu preso e, postoli il laccio al collo, a quel poggiuolo impiccato, di volontá e commissione de la regina. La cagione per molti si dice che fu perché detto Andreasso, ancor che fusse molto giovine, non era si ben sufficiente a le opere veneree, come lo sfrenato appetito de la regina aria voluto; e narrasi pubblicamente per Napoli ancora al di d’oggi che la regina Giovanna, lavorando un di un cordon d’oro assai grosso, Andreasso domesticamente, come sogliono li mariti, li dimandò perché essa faceva quel cordone si grosso, e lei sorridendo li rispose che lo faceva per impiccarlo: a tanto vilipendio l’avea, che non temeva di dirli cotali parole. Le quali Andreasso, come semplice, poco curò, ma infine l’efTetto ne seguitò, perché con quel cordone si dice che lei il fece impiccare facendoli il laccio, col quale fini la sua vita. Morto il detto Andreasso, lei tolse incontinente per marito un altro suo secondo consobrino chiamato Lodovico tarentino, bellissimo giovine, che fu figliuolo di Filippo principe di Taranto, fratello che fu del re Roberto suo avo: la qual cosa tanto disonesta e vituperosa parse a tutto il mondo, che il nome di Giovanna quasi faceva ad ogni uomo odioso. Per la qual cosa Lodovico re di Ungaria, fratello del detto Andreasso, mosso da se medesimo e infiammato da molti che in Italia lo chiamavano a vendetta, fatto un potente esercito, passò nel regno di Napoli ne l’anno 1348; e benché la regina Giovanna li scrivesse molte cose a sua escusazione, nondimeno con una sua sola e breve lettera il re Lodovico li dimostrò di quanto momento fussino le sue escusazioni. La qual lettera ancor si trova e dice queste parole: Inordinata vita praccedens, retentio potestatis in regno, neglecta vindicta,