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confermato re. Ebbe però controversia in detta successione, però che Carlo, chiamato Umberto, suo nepote e re di Ungaria, nato di Carlo Martello primogenito di Carlo II re di Napoli e fratello del re Roberto, e di Clemenza figliuola di Rodolfo imperatore, pretendeva per rispetto de la persona di suo padre (il quale però era morto prima che Carlo II suo avo) che detta successione nel regno di Napoli spettasse a lui. Per la qual cosa per li iurisconsulti di quel tempo fu disputata quella famosa questione di iuristi con le sue appendici: cioè chi deve succedere ne li feudi e ne li regni semplicemente concessi, o il fratello ovvero il figliuolo del fratello stato re. Infine dichiarò il papa che Roberto succedesse; e dice Baldo perusino, illustre dottore nostro, che la ragione che mosse il papa fu la utilitá pubblica del regno, per la immensa sapienza del detto re Roberto, che fu reputato un altro Salomone, e perché al suo nepote doveva bastare il regno di Ungaria. Et è da sapere, per schivare la confusione de’ nomi, che questo Carlo nepote del re Roberto ebbe nome a battesimo Caroberto, nome composto di Carlo e di Roberto, ma li ungari lo chiamorono semplicemente Carlo: li italiani corrottamente Carlo Umberto. Tornò adunque Roberto a Napoli re, e con qualche contradizione con la spada in mano tolse la possessione del regno, e nel suo ritorno passando per Bologna, il cardinale messer Egidio Pelagrua, legato apostolico in Italia, li raccomandò Ferrara, imponendoli che la dovesse far governare e guardar per la Chiesa. Onde Roberto allora li mandò Diego da la Rapta spagnuolo, che aveva un contado in quel di Benevento, con una compagnia di catalani al governo di Ferrara, facendolo in quella terra presidente.

Ne la medesima tornata fece stare di buon animo e confortò i fiorentini impauriti per la venuta di Enrico VII in Italia, promettendoli dare ogni aiuto contra di lui. Il che fece, stringendo insieme tutti li guelfi di Toscana e di Lombardia, facendosi lor capo; e intendendo che Enrico era in campo a Brescia, mandò gente d’arme in Toscana e in Romagna, che avesse a tenere unite le parti e porgere aiuto a Ferrara