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inteso, quasi tutti si levorno e partirno di Italia, e una minima parte ne rimase e tolse il battesimo: i quali però di mente, di animo e di costumi e di ogni atto occultamente insino a li nostri tempi presenti ne la perfidia saracinesca dimorano, e sono quelli, per quanto estimo, che oggidí sono chiamati marrani, che molti ne sono in piú lochi di Puglia. Ne l’anno poi 1302 Carlo di Valois, che di commissione del papa e del re di Francia era in Toscana per le difficoltá di quella provincia, a favore de’ fiorentini, passò nel regno di Napoli per aiutare Carlo II suo parente: onde con li suoi e con quelli del re entrò in Calabria e fece gran preda d’uomini e di animali. Non ebbe mai però alcuno a l’incontra; né Federico volse fare fatto d’arme, ma fu il primo che cominciò a parlare di pace, la quale fu fatta in questo modo, che Federico rilasciò tutti li prigioni e le terre occupate in Italia, e il re Carlo e li figliuoli e il conte di Valois con giuramento promiseno lasciarli godere in vita Sicilia, né mai sin che ’l viveva molestarlo.

In quest’anno medesimo la sulfurara di Ischia, isola vicina a Napoli, buttò fuora foco si grande, che sino al girone de l’isola ne andorno le onde de le fiamme: per la qual cosa molti uomini e animali de l’isola perirno, e molti che piú presto furono accorti, montati sopra ogni barchetta che li occorse, chi a Procida, chi a Capri e chi a Baia e a Pozzuoli e a Napoli si ridusseno, lasciando l’isola deserta, ne la quale per dui di continui il detto vomito di foco durò. Stette, dappo’ la pace fatta con Federico, il re Carlo quieto nel stato, e visse con grande autoritá in Italia. Mandò Roberto suo figliuolo e duca di Calabria in Toscana dimandato da’ fiorentini, il quale come proprio signore con somma fede la governò; poi lo mandò in Avignone a far reverenza a Clemente V fatto pontefice. Diede ancor per donna l’anno 1305 una sua figliuola chiamata Beatrice ad Azzo estense, che aveva il dominio di Ferrara, e in fine essendo di etá di sessant’anni, ne l’anno 1309 del mese di maggio passò di questa vita in Napoli, avendo regnato ventiquattro anni, e