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a Perpignano, aggravato da l’avviso di queste rotte, mori; e circa quel tempo Martino IV pontefice a Roma ancor lui passò di questa vita. Il perché si raccoglie che in termine di un anno, che fu il 1285, il papa e tre re, Carlo di Sicilia e Piero d’Aragona e Filippo di Francia, morirno.

In questo mezzo che per tante morti le cose stavano alquanto quiete, Odoardo re di Inghilterra venuto in Guascogna trattava la pace tra questi dui re giovini Iacomo e Carlo II che era prigione in Catalogna, a questo effetto di liberarlo e rimandarlo nel regno suo di Napoli; et era per concludersi con buone condizioni, ma fu interrotta per questa cagione. Il cardinale legato a Napoli e il conte di Arrasse governatore del regno deliberorno tentare la recuperazione di Sicilia, e condotte a loro stipendio alcune galee veneziane e altre che avevano al numero di cinquanta, con genti chiamate di Toscana, francesi e regnicoli, feceno un grosso esercito e lo mandorno in Sicilia, facendone capitano Ranaldo del Balzo, conte di Avellino: il quale in pochi giorni presa Catania e in quella fattosi forte, rimandò l’armata indrieto a Napoli a levare buona parte de l’esercito che in terra era rimasto. E nel medesimo tempo il conte Guido di Monforte vicario di Toscana e li compagni del conte di Arrasse, cioè il conte di Bologna e Filippo figliuolo del conte di Fiandra, i quali erano in quel di Siena, avevano ancor loro fatto un buono esercito e con un’altra armata di sessanta galee partiti di Maremma di Siena andavano a la volta di Sicilia, avendo fatto loro ammiraglio un messer Arrighino da Genova. Roggero di Loria ammiraglio del re Iacomo, avendo inteso lo insulto fatto in Sicilia dal conte di Avellino a Catania, partito da la vittoria di Nerbona, se ne veniva al soccorso di Sicilia, e vedendo da lontano l’armata del conte di Avellino che andava a Napoli, li diede la caccia e come vacua di difensori facilmente la prese. Dipoi fattosi incontra a l’altra armata del conte Guido di Monforte, che di Toscana andava pur in Sicilia, fatto virilmente fatto d’arme con loro la ruppe, e prese li tre capitani: de li quali il conte di Bologna e quel