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Francia: e chiamavasi Alardo il vecchio, uomo di grande esperienza ne l’arme. Carlo fece venire a sé questo Alardo e pregollo che li désse qualche salubre ricordo a quest’impresa. Ricusò prima Alardo per coscienza e per rispetto del voto di darli alcun ricordo; ma dappo’ molte preghiere essendo scongiurato per amore del re di Francia suo signore, fu contento, volendo però che Carlo li promettesse voler seguitare in tutto il suo consiglio, e cosi li promise.

Alardo adunque il di de la battaglia, che fu il di di santo Augustino a’ 23 di agosto 1268, fece di tutte le genti tre squadroni, e li dui primi mandò ne la pianura di Palenta poco piú di un miglio innanzi, e capo di loro fece il marescalco del re Carlo messer Filippo di Monforte, vestito e ornato con le insegne a punto regali di Carlo, con ordine che lui nel secondo squadrone avesse a comparire; il terzo squadrone, fatto de li migliori uomini e piú fidati di Carlo, insieme con la persona sua, fece restare in quella valletta piccola sopra detta senza saputa deli inimici: e lui si mise sopra la collina di Alba predetta, tra la vailetta e il piano, per attendere secondo il bisogno a ogni successo.

Corradino avendo fatto ancor lui dui squadroni, nel primo aveva messo romani e tutti li italiani e spagnuoli e altra gente, nel secondo con li stendardi era lui con tre mila uomini d’arme todeschi de la guardia sua e con il duca d’Austria, giovinetto coetaneo suo. Enrico senatore non era in squadrone alcuno, ma volse restare libero a discorrere qua e lá a le provvisioni opportune e a qualunque bisogno de la battaglia. Vedendo il marescalco del re Carlo essere tempo di assaltare li inimici, fatto sonare le trombette a l’arme, spinse innanzi il primo squadrone e attaccò il fatto d’arme. Li fu risposto virilmente da li inimici, i quali fieramente ferendo li francesi, li diedeno la peggiore: onde cominciorno ad allentare. Il che vedendo il marescalco si fece innanzi lui in persona, reputato si da li suoi come da li inimici essere il re Carlo. Era il marescalco molto fedele e valoroso cavaliere e per virtú e forza sua francamente combattendo fece grande