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si stette ben veduto da lui e prestògli ne li suoi bisogni, essendo esausto per le guerre, quaranta mila doble d’oro; e non potendo al termine riaverle, giurò di farne vendetta. Onde dissimulando lo sdegno, tanto sagacemente operò col favore di Carlo e con la buona amicizia presa con Clemente pontefice, che fu fatto senatore di Roma in loco del re Carlo; poi attese ad acquistare la grazia e favore dei romani, e in quel mezzo non cessò per via di secreti e fedeli messi indurre Corradino a concitare li principi di Alemagna e passare nel reame e recuperare il regno de l’avo e del zio, offerendoli il consiglio e favor suo, come poi fece.

Corradino mosso da l’esortazioni di Enrico e consigliatosi con li suoi, menando con seco il duca d’Austria suo coetaneo e parente, entrò in Italia e venne a Verona, e li aspettò tanto che tutto lo apparato de la guerra per mare e per terra fu in punto. Poi col favore de’ veronesi e de’ pavesi si condusse in riviera di Genova, ne le terre de’ gentiluomini Dal Carretto, e di li sopra le galee pisane se ne venne a Pisa. Mentre che stette a Pisa, si congiunseno con lui gran numero di ghibellini, lombardi e romagnoli, e il conte Guido da Montefeltro parti da Urbino e venne ad unirsi con lui. In quel mezzo la guerra si ruppe per mare; imperocché Federico spagnuolo, fratello di Enrico senatore, con un’armata di saracini passò in Sicilia, e da Messina, Siracusa e Palermo in fuora, tutta la voltò a devozione di Corradino. Da l’altro canto l’armata pisana di quaranta galee, capi de la quale erano Corrado Trincio, Marino Capeccio e.Matteo da Vallone, scorseno per li liti del reame e rivoltorno Ischia, preseno Castellamare, Surrento e Passettano, e feceno molti danni per riviera; e dando la caccia a le galee di Carlo, corseno insino a Messina e li preseno e bruciorno molti legni e miseno a sacco Melazzo.

Carlo ne la venuta di Corradino a Verona si ritrovava in Toscana a Poggibonzi; onde tornato a Napoli e messo in punto tutto quello poteva fare, se ne era venuto verso li confini del reame per contraponersi a Corradino. Il qual mosso da Pisa, ruppe un marescalco di Carlo ad Arezzo, che se li volse