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che l’aveva a morire in Fiorentino. Onde infermato gravemente di febre in un castelletto sei miglia lontano da Luceria in Puglia, chiamato Fiorentino, come quello che era di acutissimo ingegno e ben sensato, ricordandosi del prognostico e di questo nome Fiorentino, cognoscette il fine suo essere venuto. Per la qual cosa prima si ridusse in colpa e in man de l’arcivescovo di Palermo e molti altri religiosi, con consiglio ancora di uomini prudenti, si pose ne le mani di Santa Chiesa, giurando di stare e obedire ad ogni comandamento di essa. E secondo il rito cristiano si confessò con tanta contrizione, che scrive Mainardino vescovo di Imola, il quale ridusse in scritto molte cose di Federico, che per tale confessione si può credere che ’1 fusse vaso eletto da Dio: e Guglielmo da Podio scrive ne le sue Croniche e riferisce il Dandolo ne la sua Istoria, che dolendosi de li errori suoi a la morte Federico, fece proibizione a li suoi del fare le esequie onorate e pompose, secondo il costume imperiale.

Fece poi testamento, nel quale lasciò molte migliaia di once di oro a li cavalieri Templari di Hierusalem e ospitalari di San Giovanni per satisfazione de li frutti de li loro benefici che avevano nel regno, i quali mai durante le guerre avevano riscossi. Poi lasciò un’altra gran quantitá di denari a la recuperazione di Terra Santa, la quale si avesse a spendere secondo il parere e provvisione de’ detti cavalieri. A tutti li suoi inimici ribelli e infedeli de l’imperio con pia compunzione di cuore perdonò, eccetto a li regnicoli i quali ingratamente li erano stati traditori, rimettendoli a la determinazione di giustizia; comandando a li figliuoli che fussino liberati tutti li prigioni che in qualunque loco del mondo si ritrovassino per sua commissione detenuti, ordinando appresso che tutte le terre che di ragione spettavano a la Chiesa e tutte le ragioni de le chiese fussino liberamente restituite.

Lasciò erede universale del regno di Napoli e in tutto l’imperio di Roma suo figliuolo Corrado re di Alemagna: ad Enrico minor suo figliuolo ancora legittimo lasciò il regno di Sicilia oltra il Faro, il quale però avesse a tenere secondo la