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E questi ancor porriano in questo modo vulgarmente sonare: Piange il carroccio suo mesta Cremona: fugge Fedrico e lascia la corona.

L’imperatore dappoi si notabile iattura niente perduto di animo, se ne venne a Cremona, al quale le femine tutte e li fanciulli con tutto il popolo vennero incontro lacrimando e ringraziando Dio che da tanto pericolo l’avea liberato. Lui confortatoli andò a Guastalla e al ponte di Bressello trovò il re di Sardegna suo figliuolo con li fuorusciti ferraresi suoi fedeli, che avevano dato una gran rotta a’ mantuani nel fiume del Po, i quali • venivano al soccorso di Parma, e avevano preso 50 barche e 300 uomini de’ loro; e impiccatoli sopra la ripa del fiume e lasciando a la guardia del ponte buon numero di gente, mandò il re di Sardegna in Lunisana ad assicurare quella strada, la quale pareva tendesse a rebellione, e lui se ne tornò al Borgo San Donnino per rimettere insieme le reliquie de l’esercito, con intenzione col tempo ritornare a Parma. E stando nel Borgo, il lunedi santo ebbe una gran somma di denari, i quali li mandò Carloianne Batacio suo genero, e intese il conte Riccardo suo figliuolo aver dato una rotta di due mila tra presi e morti a Civitanova ne la Marca di Ancona a Ugolino di Novello capitano ecclesiastico e a Pandolfo da Fasanella e Iacobo da Morra proditori regnicoli, de li quali avemo detto di sopra, e il detto Ugolino esser stato morto insieme con Matteo da Fasanella fratello di Pandolfo.

Partito poi dal Borgo San Donnino Federico, tuttavia provvedendo al rimettere de l’esercito, si ridusse a Cremona l’anno 1249 del mese di settembre, ove ebbe avviso il re di Sardegna aver espugnato un castello di Regio chiamato Ardo e aver impiccato innanzi a le porte d’esso novantasette ribelli de l’imperio, quali dentro li avea trovati; nondimeno vedendo tutta la Lombardia volta a rebellione e la difficoltá grande in quelle parti e tra alcuni de li suoi qualche spirito di prodizione, e intra li altri in Piero da le Vigne, il quale era giudice