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le cose di oltramare, affermando di fare impresa in Soria, finita che fusse la tregua fatta col soldano; e tornò nel reame. Avendo inteso in questo mezzo Federico che Enrico suo figliuolo re di Alemagna si era occultamente accordato con lombardi contra di lui, partendo ne l’anno 1235 e venendo per la via de la Marca con un legato apostolico e molti ambasciatori, come fu ad Arimino tutti li licenziò, e montato in galea se ne andò in Friuli e di li in Alemagna, ove ottenne gran cose; e infine con l’aiuto del pontefice e sue lettere, le quali impetrò, a li principi di Alemagna, fece pigliare Enrico e mandollo in prigione in Puglia in una terra chiamata San Felice in Basilicata, e poi mori a Cosenza. E nel medesimo anno prese la terza mogliere, sorella del re d’Inghilterra chiamata Isabella, per dispensazione apostolica, essendoli parente, la quale in Ravenna li partorí un figliuolo chiamato Giordano. Poi per la via di Verona l’anno 1236 passò Federico in Lombardia e fece gran fatti acquistando molte terre e domando ribelli. E per amicizia e grazia di Salinguerra, uomo potentissimo in quella terra, ebbe Ferrara a sua devozione e molto si valse di essa, imperocché per Ferrara passorno tutti li eserciti i quali a l’eccidio de’ milanesi lui fece venire di Sicilia, del reame e di Romagna; e ancora dappoi la espulsione e morte di Salinguerra, molto adoperò quelli ferraresi (che fu buon numero) i quali come amici e seguaci di Salinguerra furono espulsi con lui e al Finale e a Modena e a Ravenna si ridusseno e sempre al stipendio di Federico militorno, i quali ne le sue epistole molto sempre commenda.

Nel mese di novembre poi, l’anno 1237, Federico diede quella gran rotta a’ milanesi in un loco chiamato la Cortenova, ove essendo adunati li milanesi con tutti li suoi seguaci lombardi, come bresciani, piacentini e altri, e il legato apostolico, fece un grandissimo fatto d’arme, nel quale con la persona propria fece gran prove e ruppe la lega lombarda e prese il carroccio de’ milanesi e con esso il podestá di Milano che era capitano di quella impresa, il quale si chiamava Piero