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nel territorio di Benevento, Guglielmo. Il quale prostrato a li piedi del papa e impetrata l’assoluzione e giurata la fedeltá, fu investito del regno di ambedue le Sicilie e tornò in Puglia: la quale come ebbe composta, tornò in Sicilia, e il pontefice ad Orvieto, per le spesse ribellioni de’ romani, tornò ad abitare. Li baroni ribelli del reame, veduto l’accordo del papa e la prosperitá di Guglielmo, si fuggirno per la maggior parte in Lombardia e il conte Roberto d’Altavilla fuggi in Alemagna. Roberto principe di Capua con buon numero di uomini ancor lui fuggendo, essendo giunto al Garigliano, il qual bisognava passare a guazzo, si fermò su la ripa facendo passare prima tutta la compagnia: la quale quando fu per la maggior parte passata, quelli pochi che erano rimasti con lui, perfidamente seguitando la fortuna del vincitore, lo preseno e legato lo presentorno a Guglielmo, il quale li fece cavar gli occhi e ponere in prigione, dove di doglia miseramente mori. Guglielmo poi con la Chiesa visse sempre concorde, e fatta una potente armata contra li infedeli, passò in Egitto ne l’anno 1155 e prese per forza e mise in preda la cittá di Thamnis, e nel ritorno scontrandosi ne l’armata de l’imperatore greco suo inimico, ancor che fusse di numero di navigli inferiore a lui, vigorosamente l’assaltò e ruppelá, avendo tra presi e fugati cento e cinquanta navigli de’ greci. Dappoi, essendo suscitata la discordia tra Alessandro III pontefice e Federico I Barbarossa, Guglielmo con le sue galee mandate a Terracina, fece condurre Alessandro in Francia e dappoi, al suo ritorno in Italia, essendo capitato a Messina, li mandò le sue galee, le quali a salvamento a Roma lo ridusseno; e benché in questo modo non senza fama di virile e vittorioso re si portasse, nondimeno a li sudditi non pareva che con loro si governasse giustamente, imputandolo che attendeva a congregar denari mediante l’opera e consiglio di un messer Marino suo creato, il quale avea fatto ammiraglio del regno di Sicilia, e che era avaro e faceva molte estorsioni a li popoli. Per la qual cosa ribellandosi li baroni, pigliorno il palazzo di Palermo e preseno Guglielmo e lo posono in prigione e