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De’ Falconi, Scc. 6ì Se un eccello hauejje l’a fimo, bifiogna-i antiuederlo nel principio, che comincia a patirne: perchè fubito che pigli#-# il tempo d’una fittimana-*, non è rimedio alcuno, per gagliardo che fìa,che lo pojj’a guarire:perchè la grafiezggi des> l’uccello, la forza del calcinaccio,& de la fiorchezga, che egli ha nel picchetto, finnge talmente tutti i meati del fiato, che nel refiirare è forzatoti polmone ad allargar fi, & Jìringerfi per aiutarlo: Ù* ne l’allargar fi fi macchia di quella fetida -3, puzzolente materia del pacchetto. fi che in quattro,ò cinque giorni s’mfiett a,ne ui è più rimedio, che-» giouar gli pojfia. onde l’aueduto falcomero,come prima s’accorge d’un principio di tal male,principalmente ha da tenir lì uccello incapeìlato in luogofrefco,doue non fenta fìrepito i che lo pojfa far battere,ò trauagliare -, eS* dargli ogni mattina per tempo quattro,ò cinqueghiarelle frefche, & cauate._> da l’acqua chianjfima,& fcapellarlo. che in termine^ di un’bora le getterà. poi fi gli uà appreffo con pafio di pollaJìro flato ne l’acqua-»-, & ben aflciutto, & figli dà conuenientementegorga, sì che habbia mandato in pacchetto, & digerito due bore manzi fera, poi ogni notte fi continua una purgatura d’aloe,&* agarico meffine la bambace: <& a quejìo modo fi continua per quattro,ò cinque di, tenendolo firn• pre in ripofi fienza trauagho.poi quando fi uede, che-fi comincia a fmaltire affai largamente, &* fi può pre firn ere, eh abbia il facchetto affai netto,bifogna metterlo a l’acqua in luogo opportuno, & fiequeflrato da le genti fe la piglia,è buon figno 9 &gligtoua molto.però fidsue farlo ben