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De’Falconi^&c. 57 non lo far mai tirare: quarta, & •vltima 3 procede da bumorì humidi, di che <vn eccello più de l’altro ne palifica» a quejio male non gligiouando il tirare, & le purgature _j, s’adoprano diece grani àitrafufarapofìim <vn pezzetto di panno di lino 3 (dir col filo ben ligato fìlafcia<vna notte in infufone nel <vin bianco, & f toccano la mattina a gorga*» •vota a l’<vocello le nan 3 lafctando cadere in effe di quel liquore. & lo farà nettar, & gettar fuori per due bore molta materia cattiua. ma perchè il medicamento è •vn poco gagliardo, non conuiene adoperarlo per li muderami, che fono di natura più.deb ole. è ancora appropriata a tal male la radice di chelidonia lofciata ne l’acqua chiara per <vna notte. poi la mattina fifàpigliar l’-ve cello pur sgorga njota,&fe gli getta giu per lo collo ne la gorga quattro,ò cinque pezzetti con njn buon cucchiaro di quell’acqua de la infufoncj. quefagh netta ilfacchetto, la gorga, & gli purga mirabilmente la te fa: perchè nel gettarla fuori gettano con ef <zl_» molta femma,catarri, O* altri humon cattìui: & <vn pez^ %o dapoijche l’bauràgettata, fipafee di buon pafìo. ma, non rtufendo alcuno di quefli rimedi], per effere limale inocchiato,& di qualità cattiua, eglie necejj’ario venire al fuoco, & con vmo fide d’argento infocato darglielo ne le nari. & quefo è l’<vltimo rimedio, ma eccellente 3 & approuato per molte proue. & dopo dato ejfo fuoco bifogna ungerlo alcuna evolta colbutiro, doue fhà toccato col fuoco 3 & fopra il tutto dare ogni altra fera qualche purgatura di bambace a l’<vccello: perchè afe tuga la femma > O* il catarro, chcj H <vien