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6 - Codifica per modelli 247

per questi tratti, infatti, esistono porzioni del segnale per le quali le caratteristiche, ad esempio di correlazione, sono tali da consentire una modellizzazione efficiente e quindi un risparmio significativo in termini di bit trasmessi. È noto, ad esempio, [Kub93] che i tratti di segnale non vocalizzato possono essere riprodotti con buona fedeltà con una quantità di informazione minima, essenzialmente costituita dal livello e dalle caratteristiche spettrali. Viceversa, attacchi o transizioni tra suoni diversi, richiedono una grande quantità di informazione al fine di mantenere una buona qualità. Ne consegue che la qualità fornita da un codificatore a velocità di trasmissione costante dipende in larga misura dalla sua capacità di rappresentare correttamente quei segmenti che sono “più difficili” da codificare [Pas84].

Sebbene quindi la codifica a velocità variabile appaia una soluzione praticabile per ridurre la velocità di trasmissione media, in considerazione del meccanismo fisico di produzione del segnale vocale, molto spesso il canale fisico di trasmissione è un canale a velocità costante. In questo caso impiegare una codifica a velocità variabile determina un costo aggiuntivo che in qualche misura controbilancia il guadagno intrinseco di codifica. Il costo aggiuntivo è da intendersi nella necessità di impiegare degli opportuni registri tampone i quali, tra l’altro, determinano un aumento del ritardo di comunicazione. Mentre la maggiore complessità può essere bilanciata dalle migliori prestazioni, il ritardo aggiuntivo spesso non è tollerabile. Queste considerazioni sono alla base dello scarso successo ottenuto dalle tecniche di codifica a VR.

Tuttavia esistono applicazioni per le quali non esiste il vincolo di un canale di trasmissione a velocità costante. Una di queste, ad esempio, è store&forward nella quale un messaggio viene registrato e riascoltato in tempi diversi (segreterie telefoniche). Un’altra applicazione di recente interesse è quella delle comunicazioni mobili che utilizzano tecnica di accesso CDMA (Code Division Multiple Access) per la quale la trasmissione di flussi informativi a velocità variabile è particolarmente congegnale. In questi casi infatti la diversa velocità è trattata con diversi “spreading-factor” utilizzati per modulare il segnale numerico. Il vantaggio di operare a velocità variabile con tale tecnica di accesso è immediato, in quanto la riduzione di bit-rate si traduce direttamente in una riduzione dell’interferenza e pertanto in un aumento della capacità. Altre tecniche di accesso come Extended-TDMA [Kay92] e Packet Reservation Multiple Access (PRMA) [Goo90] possono analogamente beneficiare dell’impiego di codifiche a velocità variabile.