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percepibile. In qualche misura il concetto è simile a quello alla base dell’introduzione della funzione di mascheramento spettrale, ma in questo caso V operazione non avviene in fase di codifica bensì di decodifica, non ha quindi nessun effetto sulla determinazione dei parametri. Lo schema di impiego è riportato in figura 6.23 in cui costituisce l’uscita ricostruita dal decodificatore CELP.

Fig. 6.23 - Schema di impiego del post-fiiter.

L’idea può essere discussa facendo riferimento alla figura 6.24a in cui lo spettro del segnale è costituito da due bande di ampiezza 30 dB e 10 dB rispettivamente, mentre il rumore di quantizzazione è a banda intera con valore di 15 dB. In queste condizioni il segnale nella prima banda è 15 dB sopra il rumore mentre nella seconda è 5 dB sotto.

Ipotizzando ora che la funzione di trasferimento del post-filter abbia la stessa caratteristica dello spettro del segnale vocale, lo spettro in uscita sarà quello riportato in figura 6.24b in cui l’SNR nelle due bande è rimasto invariato, mentre il segnale nella prima banda è ora 45 dB al disopra del rumore e quello della seconda è 5 dB. L’effetto complessivo è quindi quello di una minore percezione del rumore di quantizzazione. L’effetto secondario negativo, tuttavia, è quello di aver anche distorto il rapporto energetico tra le due bande di segnale.

Come funzione di post-filter si utilizza in pratica una funzione molto simile a quella inversa impiegata nel filtro di pesatura spettrale W(z) e cioè del tipo

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