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dai Rappresentanti del Sindaco, dell’Autorità militare, del Collegio degli Avvocati, del Capitolo d’Asti, dei Condiscepoli del defunto, i quali ne tenevano i fiocchi.
Venivano dietro con fiaccole due lunghissime file di Signore in costume di lutto, fra le quali procedevano a gruppi i Rappresentanti delle Autorità Civili e Militari, i Collegi degli Avvocati, dei Causidici, dei Notai, i Sacerdoti e i Chierici dell’Istituto di Santa Chiara d’Asti, che può dirsi opera del defunto, i Professori del Seminario d’Acqui, molti Sacerdoti e Parroci della Diocesi d’Asti, i Rappresentanti della Nobiltà e della Borghesia cittadina.
Lungo le vie, ove officine e negozi erano chiusi, una moltitudine compatta, silenziosa, mesta ed intenta faceva ala al convoglio funebre, e le finestre lungo il tragitto erano gremite di gente similmente composta e pregante. Ma quando il capo della processione ebbe tocco alla Cattedrale, tutti gli Istituti e le Confraternite che precedevano, schierate bellamente ai lati delle vie, dettero il passo al clero e al feretro e al seguito, rientrando immediatamente dopo e alluogandosi al posto assegnato. Fu un ordine mirabile, che dava a divedere come ognuno avesse fermo nell’animo di rendere bella testimonianza di affettuosa riverenza alla salma venerata.
Composta, divota, gradita riuscì la Messa da Requie pontificata dall’Eccellentissimo Vescovo d’Alba, musicata dai Chierici del Seminario, e sopratutto commovente il canto e le cinque assoluzioni di rito intorno al feretro collocato in alto sotto un’artistica edicola, a cui si saliva per una scalea adorna, quanta era lunga, di corone.