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e di far sembrare spontanea la rima. Le terzine si intitolano La virtù del perdono e cominciano così:

   Mesti gioite, non più duol nè affanni;
Ogreri tutto per voi cangria d'aspetto;
Dio spedì l'uomo e si chiamò Giovanni;

   E la Vergin clemente al fonte eletto
Lo guardò, gli sorrise e aggiunse a quello
Anche il dolce suo nome e benedetto. —

   Oggi è surto di cose ordin novello:
Amor di prence e di popoli amore
Il diadema di Pio faran più ballo. —

e, dopo lungo divagare sulla clemenza, sul perdono e sui loro effetti, chiude:

   Dio di bontà! Deh serba alla tua Chiesa
Il Pastor che al Vangelo appien rispose,
E raduna all'ovil la greggia illesa.

   Strinse il vincastro e lo copri di rose;
E come è buon pastor, sarà nocchiero,
E fra l'onde mugghianti e tempestose

   La nave in porto guiderà di Piero.

Da Napoli il 23 luglio inviava «alla Santità di Pio IX, padre amorosissirno dei suoi sudditi» un’ode, dato lo stile e il tempo, non spregevole di certo, il più umile dei fedeli - Cesare Malpica. Noterò qui cinque delle venti strofe onde si compone l’inno, perchè il lettore possa formarsi un criterio esatto dei sentimenti, dei pensieri e dello stile di questo, un po’ mistico e un po’ fatidico, signor Malpica:

   Salve! — A questa età che pende
Tra l'errore e la ragione,
Che delira e il giusto offende,
Che nel falso il ben ripone,
Che ora vile ed ora ardita
Ha la dritta via smarrita,
Che distrugge, urta, scompone
E crear non può nè sa . . .

   Or tu mostri il vero Lume
Che salvar sol può la terra?
La superbia che presume
Il furor che cieco aberra.
Vince l'umile Parola
Della santa e pura Scuola
Che fu invitta e che rinserra
Il trionfo che verrà.