Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/97

90 ciceruacchio e don pirlone

«Tutte le vie, le piazze, le chiese, i pubblici edifizi, i palagi e le case furono illuminale a modo, che pareva la notte convertita in giorno»1.

Per tre giorni consecutivi festeggiò l’amnistia la cittadinanza di Pesaro: e grandi feste furono fatte a Senigallia, Fano, Urbania, Iesi, Fabriano, Recanati, Osimo e Sanginesio; por tre giorni consecutivi durarono le pubbliche esultanze a Macerata e ad Ancona; infine non vi fu comune o paesello delle Romagne e delle Marche dove non si facessero palesi l’entusiasmo e la gratitudine delle popolazioni per il pontefice Pio IX.

Nè meno spontanei ed espansivi furono i festeggiamenti nelle citta dell’Umbria, avvenuti a Narni il 19, a Todi il 20, a Perugia il 21 e 22, ad Assisi il, 22, a Foligno e a Gubbio il 24, a Terni il 25, a Spello il 29.

Dovunque le magistrature comunali e le civili ed ecclesiastiche autorità partecipavano alle popolari manifestazioni; non già che da per tutto i delegati, i governatori, i legati e i vescovi vi prendessero parte con leale giubilo dell’animo; ma quelli fra essi che erano, nel chiuso animo, ostili al decreto del perdono, v’erano tratti a forza dalla foga del popolare entusiasmo. E se non mancarono uomini, fanatici del passato sistema di reggimento, come il cardinale Vannicelli-Casoni, legato di Bologna, il cardinale Della Genga, legato di Urbino e Pesaro, monsignor Rossi, delegato di Ancona, e il cardinale Patrizi, vicario di Roma, i quali non si curarono di celare la loro avversione all’amnistia, anzi fecero atti palesi di ostilità contro di essa2, non mancarono pure eminenti personaggi ecclesiastici, i quali manifestassero la loro piena approvazione e il loro plauso per il prudente e avveduto editto del perdono, e fra questi si segnalaroìio il cardinale Oppizzoni, arcivescovo di Bologna; il cardinale Cadolini, arcivescovo di Ferrara; monsignor Giuseppe Pecci, vescovo di Gubbio, e il padre Gioacchino Ventura ex-generale dell’ordino dei Teatini3.


  1. Da una lettera di Gian Matteo Annichini, indirizzata ad A. Vasi, di Imola - che fu uno dei condannati pei moti del ’31, o almeno parente del condannato - pubblicata nel III volumetto del più volte citato Ragguaglio storico, ecc., ecc.
  2. Vedi, per tutti, Gualtiero, op. cit., vol. V, cap. III, pag. 56 e seg., e cap. V, pag. 70 e seg.
  3. F. A. Gualtiero, op. cit,, vol. V, cap. IV, pag. 60 e seg.