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78 | ciceruacchio e don pirlone |
che «intendendo però di non fare alcun danno all’attuale carrettiere Antonio Casardi e volendo Vostra Eccellenza contentare il ricorrente gli potrebbe conferire la coadiutoria per quando verrà a mancare il suddetto Codardi, assicurandola che si presterà con tutta la sollecitudine ed onoratezza che si richiede nei suddetti carreggi«1.
Cosi Angelo Brunetti cominciò a farsi agiato e quasi ricco, onde, e per essere giudice e pacificatore di molte contese fra popolani, e per essere a tutti largo di aiuti e di affetto, e per esser sollazzevole e compagnone, e poeta estemporaneo, e coraggioso all’uopo e manesco, vide a poco a poco crescere il suo ascendente sulla plebe romana e la popolarità e l’autorità sua nei rioni Monti, Regola e Trastevere, nei quali aveva stabilito larghe attinenze e fitta rete di caldi e devoti amici.
Ma, intanto che in tal guisa egli provvedeva all’incremento della sua privata fortuna, non trascurava la politica, verso la quale lo traevano quella sua mente vivace e fantasiosa e il suo cuore, esuberante di entusiasmi e di affetti, e gli insegnamenti che in lui andavano insinuando il dottor Pietro Sterbini e il prof. Felice Scifoni.
Non c’è mezzo di stabilire con sicurezza il tempo preciso la cui egli fu ascritto alla Carboneria, affiliato alla Vendita di Trastevere: forse fra il 1827 o il 1828: ad ogni modo è certo che nel 1830 Ciceruacchio apparteneva a quella sètta2.
Là egli probabilmente conobbe anche il dottor Mattia Montecchi, dal quale, appena istituita a Roma la succursale della Giovine Italia nel 1833, a quella fu ascritto.
Certo è che, nel 1837, nella invasione del colera, morbo che rapì, nella sola Roma, cinquemila quattrocento diciannove cittadini in poco più di due mesi, uccidendone fino a duecentottantasei al giorno, Ciceruacchio si mostrò coraggioso e caritatevole
- ↑ A. Colombo, op. cit., pag. 16.
- ↑ La rivoluzione romana al giudizio degl’imparziali, già citata, lib. I, cap. III, pag. 18, afferma che Ciceruacchio «fin dal 1831 fu notissimo alla sètta de’ Carbonari. . .» Per esservi «notissimo nel 1831» è evidente che ci doveva essere entrato da parecchio tempo prima; Giuseppe Montanelli, op. cit. (vol. II, cap. 30), afferma che, nel 1831, «della fratellanza di Trastevere, Angelo Brunetti, più tardi famoso col nome di Ciceruacchio, fu capo». È evidente, anche qui, che per essere capo nel 1831, il Brunetti doveva necessariamente essere stato ascritto alla Carboneria, almeno almeno, nel 1830.