Pagina:Ciceruacchio e Don Pirlone.djvu/79

72 ciceruacchio e don pirlone

E non solo tale significato aveva e doveva avere l’editto di amnistia, ma un altro più recondito, non avvertito forse che intuitivamente dalle menti dei volghi, ma ben chiaro agli intelletti più veggenti ed altissimo, e di una importanza straordinaria ne aveva, ed era questo: per quanta arte di parole blande e di abili circonlocuzioni nel compilare quell’atto mettesse monsignor Corboli-Bussi, che ne fu l’estensore, pur tuttavia in quell’editto si biasimava, implicitamente e velatamente, la politica reazionaria e repressiva dei predecessori del Pontefice, e questi, implicitamente, riconosceva la giustizia della causa propugnata dagli sventurati che giacevano nelle prigioni, o ramingavano in terra straniera, implicitamente affermava che coll’antico sistema non si poteva e non si doveva più governare; in quell’editto si adombrava fra le linee un papa che santificava del suo implicito assenso le speranze e le aspirazioni degli Italiani

Ed è per tutte queste ragioni che io mi sono indugiato lungamente su quell’editto, sulle cagioni che lo produssero, sui primi effetti che esso ebbe e sul carattere e sul valore delle prime manifestazioni popolari che lo accompagnarono e lo seguirono.

Le dimostrazioni festose del popolo romano a Pio IX si rinnovarono nei successivi giorni 18 e 19 con luminarie, inni e accorrere di tutto il popolo plaudente al Quirinale1.

Intanto una prima leggerissima nube, non avvertita quasi da alcuno, e alla quale si guarda bene di accennare menomamente lo Spada, appariva su quell’azzurro e roseo cielo, ed era subito dissipata da quel turbine di acclamazioni, d’inni e di tripudi, e quella nube annunciava subito il dissidio fra le buone intenzioni del nuovo Pontefice e le tradizioni onnipotenti della vecchia curia, fra il desiderio del papa di liberaleggiare o la impotenza sua di farlo, secondo gli impulsi del suo cuore.

Il giorno 18 Pio IX «non volle defraudare dei meritati premi coloro che si segnalarono nel prestare opera più o meno energica, reprimendo i tentativi dei liberali di Rimini nel settembre del 1845, quali premi, decorazioni ed altro aveva predisposto e consentito il suo antecessore»2.


  1. Giuseppe Spada, vol. I, cap. III, pag. 56; O. Gigli, opusc. cit., pag. 7 e 8; B. Grandoni, op. cit, pag. 13; Ragguaglio storico, cit., pag. 7 e seg.
  2. B. Grandoni, op. cit., anno I, pag. 13 e 14.