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capitolo primo 51

nel 1827, fu nominato arcivescovo di Spoleto, ove rimase fino al 1832, anno nel quale Gregorio XVI lo inviò vescovo ad Imola, per innalzarlo poi alla porpora cardinalizia nel 1839.

Ad Imola, adunque, prima come monsignore, poi come cardinale, rimase vescovo il Mastai quattordici anni, e cioè dal 1832 al 1846, anno in cui fu elevato al pontificato.

Durante la quieta e lunga dimora in Imola, il cardinale Mastai Ferretti ebbe agio di osservare gli efferati diportamenti dei centurioni e delle sètte, ed ebbe occasione di leggere e di meditare il Primato morale e civile degl’Italiani del Gioberti e le Speranze d’Italia, del conte Cesare Balbo, e Gli ultimi casi di Romagna, pubblicati, nel 1845, dal marchese Massimo D'Azeglio1, e, come quegli che accensibile avea la fantasia e l’animo proclive alle belle e generose idee, si invaghì delle teorie del Gioberti e del Balbo, cosi che col conte e con la contessa Pasolini, ai quali era legato da intima amicizia, non nascondeva le mutate disposizioni dell’animo suo - una volta, quando era arcivescovo di Spoleto, fanatico per le idee reazionarie del suo protettore Leone XII, del quale, nel 1829, pubblicò per le stampe un Elogio - e apertamente favellava della necessità di accordare ai popoli le desiderate riforme, onde, una «era, diceva: «Io non so comprendere l’attitudine riottosa del nostro Governo, il quale mortifica con le persecuzioni la gioventù che spira l’alito del proprio secolo. Vi vorrebbe sì poco a contentarla e a farsene amare; e neanche valgo ad immaginare la sua contrarietà alle stilarle ferivate, alla illuminazione a gas, ai ponti sospesi, ai congressi scientifici; la teologia non si oppone che io sappia all’incremento delle scienze, arti, industrie. . . ma già. . . io non intendo un ette in politica e forse sbaglio»2.

Nelle quali parole, a chi bene le esamini, apparisce evidente come non chiaro fosse il concetto liberale nell’intelletto del cardinale Mastai, e come non profonda, per conseguenza, fosse nell’animo suo la persuasione della bontà e utilità di tale concetto. Basterà, allorchè egli sarà Pontefice, allorchè egli si sarà

  1. Giuseppe Pasolini, Memorie raccolte da suo figlio, Imola, tipografia Ignazio Galeati e figlio, 1880, cap. II, pag. 53 e seg.
  2. Giuseppe Pasolini, op. cit., ibid.