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48 | ciceruacchio e don pirlone |
vanni Maria Mastai Ferretti, vescovo d’Imola, il quale assunse il nome di Pio IX.
Uno degli storici della romana rivoluzione acutamente osserva, che «l'ultima rivoluzione italiana è stata iniziata a Roma dal sacro collegio il giorno in cui i cardinali, riuniti in conclave, hanno elevato Pio IX sul trono pontificio»1. E un altro scrittore, giustamente, nota che si era detto «essere l’esaltazione di Pio IX al pontificato un fatto provvidenziale; ma nel regolare le faccende umane - egli prosegue - la Provvidenza interviene meno assai di quel che si crede. Noi siamo tutti, senza saperlo, modificati dall’ambiente nel quale viviamo: ed il sacro collegio, nello scegliere il Mastai, cedette all’imperio segreto e irresistibile delle nuove idee. I cardinali avevano fra mano l’uomo che più si confaceva alle circostanze: lo presero e fecero bene»2.
E, se a queste osservazioni dei due primi, aggiuugansi quelle complessive e sintetiche di un terzo autorevolissimo, sebbene fieramente rivoluzionario scrittore, si avrà un concetto esatto dell’opera di Pio IX per ciò che riguarda il patrio risorgimento. «Pio IX fu fatto da altri - conclude, dopo sensate e robuste considerazioni, il Cattaneo - e si disfece da sè. Pio IX era una favola immaginata per insegnare al popolo una verità: Pio IX era una poesia»3.
Io ho veduto centosettantotto ritratti e dipinture di Pio IX, a cominciare da quelle datene nel 1840 fino alle più recenti, e dico centosettantotto, perchè non tengo conto di altri ottantasei ritratti o contenuti in taluno dei minori giornali del triennio ’46-’49, in foglietti volanti e opuscoletti anonimi, o nella collezione del periodico la Civiltà Cattolica, o in certe più recenti pubblicazioni, che avrebbero la pretensione di chiamarsi storie, e che non sono che miserabili compilazioni. E avendone veduto centosettantotto non presumo di aver veduto tutti i ritratti di Pio IX; possono esisterne ancora altri, delineati da