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46 | ciceruacchio e don pirlone |
dell’indole, del carattere, dell’intelletto del Mazzini, scrivendo: «Pronto d’ingegno, spedito e franco nel dire, efficace in persuadere, forte nel muovere, seppe conciliarsi la stima e la benevolenza di tutti i fuorusciti italiani, ne’ quali s’imbattè nei suoi frequenti viaggi. Tatti restavano presi di lai e l’ammiravano: ed egli con un fare manieroso s’insinuava negli animi, con un parlar vigoroso e risolato metteva in corpo spiriti generosi e disponevali a superare senza tema qaalunque cimento, quand’anche fosse uopo mettere a repentaglio la vita. … …
Non inorpellò con ispeciosi vocaboli le sue dottrine; ma dichiarò sempre di volerla affatto finita co’ Principi, col Papato, con la Chiesa: nè mai ristarebbe dal promuovere con ogni mezzo possibile il conseguimento del suo fine. Molto meno poi si potè mai inchinare a giurar con finte lacrime agli occhi fedeltà a chi egli aveva giurato la rovina . . . Mazzini non degnò mai in basso, e tenne in questo punto incorrotto il suo onore
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Ciò che aveva in cuore, ebbe pur sulla lingua; e quanto covava nell’animo addimostrò eziandio ab extrinseco, negli atti, nelle parole, ne’ portamenti.
«Ora e sempre fu il suo motto prediletto che mantenne non solamente nell’impronta de’ suoi sigilli, ma eziandio a fatti: così che il Mazzini del 1850 è sempre quel desso del 1831. Indole e carattere che non ebbero certamente, nè seppero imitare molti de’ suoi seguaci, gittatisi alle finzioni, agli inganni, alle ipocrisie. Così potessi lodarlo rispetto alla causa e al fine, che per fede, per coscienza, per convincimento debbo necessariamente riprovare e condannare, perchè in tutto perverso e irreligioso. Aggiungo infine che Mazzini, a preferenza di tutti gli altri settarii, è stato sempre il più logico nelle sue conseguenze»1.
Neppure egli - mi piace affermarlo in omaggio alla verità andò esente, come tutti i fondatori di sètte politiche e religiose, da errori, da rigidi esclusivismi e da intolleranze, ma l’amor patrio potè in lui sempre più dell’amore della propria dottrina.
- ↑ La rivoluzione romana al giudizio degl’imparziali, per cura della società dei compilatori della biblioteca cattolica (D'Amelio A., Garavini G., Placente G. e Sanseverino G.), Napoli, coi tipi di Vincenzo Manfredi, 1852. lib. II, cap. V, pag. 133, 134 e 135.