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474 | ciceruacchio e don pirlone |
provincie per operare la cessione del forte, trovo opportuno che i miei ragguagli sull’arpromento siano portati direttamente a cognizione della S. V. illustrissima, e comincio da oggi a farlo.
Ieri sul mezzogiorno arrivarono da Bologna 500 Svizzeri con una mezza batteria di artiglieria. Oggi o domani si attende una colonna di guardia civica da Bologna, altra da Cento, e da S. Giovanni in Persiceto. Prevedo che da altri luoghi pure, mosse dallo stesso entusiasmo, saranno per dirigersi a questa volta altre colonne e mi si suppone anche dalla Toscana. Intanto da Lugo ho avviso che sono partiti 150 uomini. Il Pro-Legato di Ravenna poi mi annuncia la partenza di 800 uomini con una mezza batteria che tiene la marcia per S. Alberto e Comacchio. Mi sono occupato tutta la giornata per rinvenire le caserme e non ho potuto a meno di far occupar quella di S. Domenico che avevano gli Austriaci. Secondo le intelligenze precorse col Comandante della fortezza, che la di lui truppa avrebbe ceduta la caserma al presentarsi di una forza maggiore, vi ho spedito un centinaio di uomini fra civica e Svizzeri, non essendovi che un picchetto di pochi uomini.
Forse domani sarò obbligato di far occupare l’altra caserma di S. Benedetto, dove vi sono 400 Croati, ed in questo caso mi servirò dell’intero battaglione svizzero.
Nella situazione in cui si trova questa città, mi è sembrato opportuno di avere qui il colonnello comand. Zuccari, Comandante la terza divisione militare, e nella scorsa notte ho spedito all’Eminentissimo Legato di Bologna per pregarlo di farlo subito partire, e diffatti è giunto qui nelle prime ore pomeridiane. Con tanta forza militare e di diverse armi e comandata da diversi soggetti, mi è sembrato prudente di avere un comandante superiore per regolare il servizio con ordine e senza confusione.
Il progetto della parte sana e moderata che hanno questi cittadini non è di pigliare l’offensiva, ma di trattare e d’indurre il Comandante della fortezza a cederla senza conflitti, per risparmiare il sangue, e per salvare la città, la quale è tutta esposta, se avesse luogo una violenta resistenza. Il Comandante tedesco, in ogni maniera riceve degli impulsi da ogni ceto di persone, ma dice di non poter condiscendere senza ordini superiori, se la forze e le circostanze non l’inducono a questo passo. Ad eccezione di Verona e di Mantova, tutto il Veneto ed il Lombardo può dirsi hanno ceduto e questo fatto indur dovrebbe il Comandante di venir presto a patti. Egli forse spera di aver soccorsi, come si è in animo di disporre; per impedire la violazione del nostro territorio è da sperarsi che la sua fermezza ceda al riflesso di vedere tolto a lui ed alla truppa il mezzo di una onorata ritirata, par venire a quelle trattative cui ora resiste. È però da temersi che l’entusiasmo e l’orgasmo in cui sono la moltitudine delle forze e del popolo che vi si associa e che sono in moto a questa volta da ogni parte possa muoversi a dei passi ostili e portare quel male, per impedire il quale ogni studio ed ogni fatica non si risparmia.
Io farò di tutto per conseguire il miglior ordine e mi circondo sempre colle persone più influenti, onde evitare i mali che presentano le circostanze del momento.
L’Eminentissimo Legato di Bologna mi dice di pensare al pagamento del soldo dovuto a quella colonna civica mobilizzata.
Lo stesso dovrò fare per questa di Ravenna, e per le altre che sono in marcia, che non so quali e quanti siano.