Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo settimo | 451 |
e attorno a questi si stringevano parecchi deputati, meno segnalati, ma non meno liberali delle provincie umbro-marchegiane, e specialmente della provincia romana.
Perchè, si può affermare, per la verità, che tanto in questa, come nella successiva Assemblea costituente, come in tutto il movimento che condusse lo Stato romano dall’amnistia del 16 luglio 1846 all’allocuzione del 29 aprile 1848 e da questa alla convocazione della Costituente, le provincie settentrionali, e specialmente quelle di Bologna e di Ferrara, dessero il maggior contingente di attori al partito moderato, mentre la maggioranza delle schiere rivoluzionarie ebbe il suo principale fondamento nelle provincie umbro-marchegiane, e segnatamente in quella di Roma.
Nè io intendo di stabilire qui chi avesse ragione e chi torto, nè quale delle due tendenze fosse migliore e quale la meno buona: intendo affermare un fatto storico di cui a suo tempo indagherò le ragioni, ed addurrò le prove e solo dirò qui che da quella prevalenza dell’elemento moderato fino alla convocazione della Costituente la provincia di Bologna si sottrasse, con impeto, nelle elezioni alla Costituente stessa, quando inviò a suoi rappresentanti, insieme al Galletti e al Berti—Pichat, il Filopanti, i due Rusconi, il Savelli, il Collina, il Cristofori, il Savini, il Bignami e parecchi altri valorosi patrioti, che furono, in seno all’Assemblea, strenui difensori del diritto nazionale e delle libertà conculcate da quattro eserciti europei armati ai danni del popolo romano.
Di questo Consiglio dei deputati eletto dalle popolazioni romane, alcuni membri ebbero alto posto nelle successive vicende del nazionale risorgimento, come il Mamiani, il Farini, il Minghetti, il Campello, che furono ministri del Regno d’Italia; altri fecero parte del Parlamento nazionale italiano, o nella qualità di deputati di senatori, come ad esempio, l’Audinot, il Galletti, il Berti-Pichat, lo Zanolini, il Guarini, il Fiorenzi (Francesco), il Fusconi, il Pantaleoni, il Montanari, il Torre, il Guiccioli, il Ninchi, il Moscardini, il Serafini, il Saladini-Pilastri, il Popoli, il Rusconi (Carlo), il Marsili.
Tale era l’Assemblea alla quale, nel momento appunto in cui Carlo Alberto, alla testa degl’Italiani, sorti, dopo tre secoli, con