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430 | ciceruacchio e don pirlone |
Un idolo del core, un sogno d'oro. |
Mirabile stornello, più che per la spontanea semplicità della forma, per la profondità del pensiero col quale è riassunta tutta quella condizione di cose, di animi e di sentimenti.
Ma, non ostante questa gagliarda corrente, che si andava rapidamente insinuando nell’opinione pubblica a dissipare la visione neo-guelfa, molte altre migliaia di cittadini liberali, anche fra quelli che più erano rimasti percossi dall’esplicita sconfessione del Papa, non potendo e non sapendo condursi a rinunciare a quella dolce e cara visione del Papa liberatore d’Italia, amavano sperare e speravano di poterlo ritrarre, continuandogli le prove della propria devozione e del proprio affetto, dal tortuoso sentiero su cui volevano spingerlo gregoriani e reazionari, e speravano e si affidavano di conservarlo benevolo e favorevole alla santa causa della indipendenza nazionale.
E, per ciò, se l’affetto per Pio IX non era più unanime, se non era più caldo in tutti, come per lo innanzi, era cosi generale ancora e cosi vivo nei più, che continue dimostrazioni, anche dopo l’infausto 29 aprile, gliene venivano date.
Il 7 maggio, per esempio, erano giunti in Roma i conti Gabriele e Giuseppe Mastai, fratelli del Pontefice e la città li aveva accolti festosamente, perchè godevano fama meritata di specchiata rettitudine, d’animo gentile e di temperate opinioni2. I giornali rivolsero ad essi articoli di saluti e di lode3 e taluno sperò che la loro presenza rasserenasse il Quirinale, discacciandone i nuvoloni che vi si aggiravano. Ci giova credere che le parole degl’illustri fratelli - scriveva questo stesso gior-
- ↑ Angelo De Gubernatis, op. cit.
- ↑ L. C. Farini, op. cit., lib. III, cap. VIII.
- ↑ Gazzetta di Roma dell’8 maggio, n. 30; Contemporaneo del 9 maggio, anno II, n. 55; Labaro dell’8 maggio, n. 80; Epoca del 9 maggio, n. 46; Speranza del 10 maggio, n. 70.