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Ma, mentre cosi scherzava il giornaletto popolare, il grave Contemporaneo, a proposito della partenza dell’ambasciatore austriaco, intitolava il primo articolo, firmato da Pietro Sterbini, Iniquità diplomatiche. Il direttore del periodico democratico riferiva un motto sfuggito nella sua forzata partenza da Roma al diplomatico asburghese, mosso dall’ira e abbandonando quella riservatezza che forma il più gran requisito dei signori diplomatici. «Io parto - avrebbe detto il conte De Lutzow - ma ho posto il Governo pontificio in un tale imbarazzo da cui non potrà uscirne mai1. Se ci fosse dato - prosegue lo Sterbini — di poter mettere a confronto queste sue parole con le proteste d’amicizia e d’attaccamento alla Santa Sede che avrà poste innanzi quell’ex-ministro nei suoi secreti colloquii diplomatici, potremmo mostrare ai meno veggenti quanto siano grandi le menzogne, quanto inique le arti ipocrite di questa gente, che, pef servire i loro padroni, credono lecito ogni inganno, santificato ogni tradimento.

E, traendo motivo da ciò, l’abile polemista romano metteva in mostra, con esempi tratti dalla storia, quanto fosse falsa la idea, da cui erano ancora dominati alcuni Governi e Principi italiani, e alludeva al Borbone, al Lorenese e al Papa, che l’aiuto delle arti bieche della diplomazia e l’alleanza delle Corti straniere fruttassero vergogna e abbassamento di potere, ma rendessero stabili ed inconcussi i loro troni. I Principi non si fidano dei popoli e all’evidenza dei raziocini prevalse il timore, i consigli leali e salutari furono vinti da quella fatalità che trascina oggi i Principi verso un abisso, come la forza delle correnti trascina i battelli dei selvaggi entro i vortici dei vastissimi fiumi d’America.

E, dopo avere dimostrato come i Principi italiani dovrebbero, nel loro stesso interesse, regolarsi fra V adempimento delle leali domande dei loro popoli e le callide insinuazioni dei diplomatici, conclude: è aperto e facile il cammino che vi presenta la sorte. Parlate con franca verità al diplomatico che vuole ingannarvi, minacciate colui che vi minaccia. La vostra forza è qui, non

  1. Oltre lo Sterbini, in questo articolo, riferiscono il detto attribuito al Lutzow anche il Ranalli, op. cit, vol. II, lib. X, pag. 178 e il Belviglieri, vol. III, lib. XVI, pag. 136.