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capitolo settimo | 427 |
notizia era confermata dal Contemporaneo dell’11 maggio1. Già la Gazzetta di Roma del 9 aveva partecipato a’ suoi lettori la medesima notizia; onde la Pallade del 17 maggio scriveva un breve articoletto in cui era detto: Che l’ambasciatore austriaco in Roma ricevesse i passaporti è un fatto annunziato già dalla Gazzetta Ufficiale; se abbia poi passato la porta non si sa. Chi dice una cosa, chi l’altra; chi sì e chi no. La Gazzetta disse che si preparava la scorta per sicurezza di Sia Eccellenza nel viaggio; poi si ammutì. Dunque come si potrà sapere il vero? Proviamo per questa via:
mancia di dieci gregorine d’oro da scudi dieci.
A chi saprà assicurarci se l’ambasciatore d’Austria sia o non sia più in Roma, mancia di gregorine dieci da 10 scudi l'una (non vogliamo spilorcerie) pagabili a vista dalla Ditta Pasquino, Abate Luigi e Compagni2.
Ma, mentre la Pallade cosi scriveva, il conte De Lutzow era già uscito di Roma; perchè egli era partito il giorno 16, sotto buona scorta, accompagnato e difeso lui e la sua intiera famiglia dalla fama non dubbia di uomo caritatevole, prudente e rispettabile perciò in società, che sebbene da tanti anni ambasciatore di quell’odiatissimo Governo (non intendiamo parlar della nazione), si comportò con molta destrezza, segnatamente nei frequenti nostri commovimenti politici3.
Oh la destrezza in servizio della sua causa e del suo Governo al conte De Lutzow non potrà e non vorrà negarla nessuno!
Ecco quindi che la Pallade nel successivo suo foglio pubblicava un articoletto intitolato: Meglio tardi che mai, in cui essa diceva: La mancia delle 10 gregorine, proposta nel nostro numero di ieri, è risparmiata. La Gazzetta uscita alla luce ieri sera annunzia oficialmente che il 16 partì da Roma, per imbarcarsi a Civitavecchia, S. E. il signor conte De Lutzow, già ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede4.