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Acutamente poi osserva il Mestica che il Papa ....lancia al mondo l’enciclica 29 aprile, protestandosi come capo della cristianità contrario alla guerra fra i cristiani, scrupoli che non ebbe ranno dopo, allorchè chiamò contro i sioi sudditi quattro eserciti da fuori1.

Fatto sta che da quel giorno Pio IX perdette ogni influenza sopra i suoi sudditi e su tutto il popolo italiano: l’Austria soltanto si rallegrò e la sua gioia fu, per sè stessa, sufficiente a staccare gr Italiani dalla politica pontificia, la quale dava soddisfazione soltanto ai loro nemici2.

Si getta un velo sulla funesta luce che si era fatta: si cerca di attribuire l’enciclica all’errore d’un momento: a Venezia, come altrove, si continua ad invocare il nome di Pio XI, ma la fiducia perduta non ritorna più, e gli spiriti fatti riflessivi poterono comprendere fin d’allora che la rottura definitiva fra il Papa-re e la nazionalità italiana non era che procrastinata; la catastrofe che sopravvenne sei mesi appresso, era inevitabile3.

La data del 29 aprile apparve, quale essa era effettivamente, la più importante di quel triennio; l’Allocuzione produsse una vera guerra aperta fra la Chiesa e la democrazia che finì con la rovina della teocrazia4; il giorno in cui il Papa fu neutrale fra il bene e il male, fra la nazione italiana e il suo carnefice, il divorzio fra il Papato temporale e l’Italia fa consumato5.

Nè meno severo, quantunque blando nelle forme, procede Giu-

  1. G. Mestica, Sulla vita e le opere di Terenzio Mamiani, Città di Castello, S. Lapi tip. editore, 1885, pag. 17.
  2. J. Webb-Probyn, op. cit, cap. VII, pag. 148.
  3. Henri Martin, Daniel Manin, Paris, Furne et C, éditeurs, 1859, liv. II, pag. 103.
  4. E. Ruth, op. cit., vol. II, cap. VI, pag. 352.
  5. L. Mickiewicz, op. cit., cap. I, § 1. — Biasima, implicitamente, con tutta la reverenza ossequiosa e quasi servile che egli professa apertamente per Pio IX, l’Allocuzione del 29 aprile anche l’abate Antonio Rosmini, il quale, se trova alta e nobile, sotto l’aspetto relig-ioso, l’Allocuzione, la trova pericolosa dal lato politico e crede che il Papa, non ostante l’Allocuzione detta come Pontefice, come Principe italiano debba fare la guerra contro l’Austria. (Vedi due lettere dal Rosmini, scritte di quei firiorni all’abate Gilardi e al cardinale Castracane, da Stresa, nel libro di William Lockhart, Vie d’Antonio Rosmini Serbati, traduction de l’anglais, Paris, Perrin et C, 1889, cap. XXXVI.