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capitolo settimo 409

Ad accrescere questa sua popolarità in quel momento, si aggiungeva un fatto che di pochi giorni aveva preceduto la sua chiamata alla direzione della cosa pubblica.

Fin dai primi di aprile il prof. Orioli, con quel suo ingegno vivo, versatile, con quel suo animo impressionevole, irrequieto, aveva pensato di proporre ed aveva proposto la formazione di un Comitato elettorale, composto dei rappresentanti di tutti i Circoli liberali, il quale si prefiggesse di ammaestrare e preparare le popolazioni dello Stato romano, affatto nuovo nell’esercizio dei diritti costituzionali, alle prossime elezioni politiche.

La proposta piacque; e cosi, la sera del 21 aprile, si riunirono nelle sale del Circolo dei commercianti, 1 rappresentanti dei diversi Circoli e formarono una Commissione, che fu composta cosi:

Pel Circolo popolare: Meucci dott. Giuseppe, Ricci Pietro.

Pel Circolo romano: De Andreis Antonio, Gigli dott. Ottavio.

Per la Società artistica italiana: Finto dott. Michelangelo, Glori Vincenzo.


    queste lettere ve ne sono scritte dai cardinali legati Amat (Bologna), Ciacchi (Ferrara), Marini (Forlì), dal pro-legato conte Lovatelli (Ravenna), dal pro-legato conte Eduardo Fabbri (Urbino e Pesaro), e dai delegati monsignor Ricci (Ancona), monsignor Consolini (Perugia), monsignor Milesi (Macerata), monsignor Sialti (Ascoli), monsignor Giraud (Fermo), monsignor Gramiccia (Benevento), monsignor Pellegrini (Velletri), monsignor Lo Schiavo (Camerino), monsignor Gonella (Viterbo), monsignor Torraca (Orvieto), monsignor Bucifanti (Civitavecchia), cav. Bonfigli (Rieti). Poi vi sono quelle dei gonfalonieri di Pesaro, Ancona, Fabriano, e delle magistrature municipali di Faenza, Foligno, Comacchio, Monte Milone; dei governatori di Todi, Palombara, Genazzano, San Vito, Vergato, ecc. ecc. L’onorando conte Eduardo Fabbri, compagno di lotta e di esilio del Mamiani pei moti del 1831, gli scriveva una lettera entusiastica che cominciava cosi: Non poteva il Principe sapientissimo meglio collocare la sua fiducia, che chiamando, nelle presenti gravissime congiunture. all’ufficio di ministro dell’interno l’Eccellenza Vostra, la quale risplende di vivissima luce per intemerati principii di libertà vera, per altezza stragrande di merito e per senno straordinario delle materie sociali: di che sono ampia prova le profonde sue meditazioni: sicché tutti l’ammirano come onore non solo dello Stato nostro, ma d’Italia (Lettera in data 8 maggio, n. 4151).
          Piene di entusiasmo e di ammirazione pel filosofo pesarese erano anche le lettere del cardinale Pietro Marini, legato di Forlì, di monsignor Achille Maria Ricci, delegato di Ancona, del gonfaloniere di Ancona conte Filippo Camerata, del gonfaloniere di Comacchio Giuseppe Farinelli, e delle magistrature municipali di Foligno e di Faenza. Da tutte quelle lettere, come dagli articoli dei principali giornali di Roma, dello Stato, d’Italia, appare chiaro che la fiducia inspirata, in quel momento, dal Mamiani nelle popolazioni, era tanto meritata quanto grande e profonda.