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384 | ciceruacchio e don pirlone |
ogni di più in maggiori discordie, ed intestine fazioni. Per quello che a Noi tocca, Noi dichiariamo reiteratamente: il romano Pontefice intendere tutti i pensieri, le cure, gli studi suoi perchè il regno di Cristo, che è la Chiesa, prenda ogni dì maggiori incrementi, non perchè s’allarghino i termini del principato civile, che la Divina Provvidenza volle donare a questa Santa Sede, a sua dignità, e per sicurare il libero esercizio dell’apostolato supremo. In grande errore adunque si avvolgono coloro che pensano, l’anima nostro poter essere dalla lusinghiera grandezza di un più vasto temporale dominio sedotto a gettarci in mezzo ai tumulti dell’armi. Questo invece sarebbe giocondissimo al nostro cuore paterno, se con le opere, con le cure, con gli studi nostri ci fosse dato di conferire alcun che ad estinguere i fomiti delle discordie, a conciliar gli animai che si combattono, ed a restituir la pace fra loro.
«Intanto, mentre con non lieve consolazione dell’animo nostro intendemmo, in parecchi luoghi non pure in Italia, ma anche fuori di lei, in un cosi gran movimento delle pubbliche cose, i nostri figli non esser venuti meno della riverenza verso le cose sacre, e i ministri del culto; ci dolghiamo pure con tutto l’animo che quest’osservanza non sia stata mantenuta loro per ogni dove. Nè possiamo trattenerci dal lamentare finalmente nel vostro Consesso quella funestissima consuetudine, che principalmente imperversa nei nostri tempi, di mandare a luce libelli pestiferi di ogni genere, nei quali si fa fierissima guerra alla santissima nostra religione, e all’onestà dei costumai, o s’infiammano le perturbazioni e discordie cittadine, o si attaccano i beni della Chiesa, o si oppugnano i sacratissimi diritti di lei, o gli ottimi uomini si lacerano con false accuse.
«Queste cose, o venerabili fratelli, oggi estimammo dovervi comunicare. Resta ora che al medesimo tratto, nell’umiltà del nostro cuore offeriamo assidue e ferventi preci a Dio Ottimo Massimo, che voglia guardare la sua Santa Chiesa da ogni avversità e si degni rimirarci e difenderci benignamente da Sion, e revocar tutti i Principi e popoli agli studi della desiderata pace e concordia».