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capitolo sesto | 383 |
dore di coloro che dal nostro temporale dominio tollero applaudire alle cose fatte contro di loro nell’Italia superiore, e infiammati come gli altri di pari fervore verso la propria Nazione abbian posto opera alla stessa causa con gli altri popoli d’Italia.
«Imperocchè parecchi altri Principi d’Europa, che ci prevalgono d’assai di numero di soldati, non poterono resistere a questo tempo medesimo ai commovimenti dei loro popoli. Nella quelle condizione di cose. Noi pure ai nostri soldati, mandati ai confini del dominio pontificio, non volemmo che s’imponesse altro senonchè, difendessero l’integrità e la sicurezza dello Stato pontificio.
«Ma conciossiachè ora alcuni desiderino che Noi altresì con gli altri popoli e Principi d’Italia prendiamo guerra contro gli Austriaci, giudicammo conveniente di palesar chiaro ed apertamente in questa nostra solenne ragunanza che ciò si dilunga del tutto dai nostri consigli, essendochè Noi, sebbene indegni, facciamo in terra le veci di Colui che è autore di pace, e amatore di carità, e secondo l’ufficio del supremo nostro apostolato proseguiamo ed abbracciamo tutte le genti, popoli e nazioni con pari studio di paternale amore. Che se nondimeno non manchino tra i nostri sudditi di coloro che si lasciano trarre dall’esempio degli altri Italiani, in qual modo potremmo Noi contenere il costoro ardore?
«Ma qui non possiamo tenerci di non repudiare in cospetto di tutte le genti i subdoli consigli di coloro, palesati eziandio per giornali e per vari opuscoli, i quali vorrebbero che il Pontefice romano fosse capo e presiedesse a costituire una cotal nuova Repubblica degli universi popoli d’Italia. Anzi, in questa occasione, sommamente ammoniamo e confortiamo gli stessi popoli d’Italia, mossi a ciò dall’amore che loro portiamo, che si guardino diligentissimamente da siffatti astuti consigli, e perniciosi alla stessa Italia, e di restar attaccati fermamente ai loro Principi, di cui sperimentaron già la benevolenza, e non si lascino mai divellere dalla debita osservanza verso di loro. Imperocchè se altrimenti facessero, non solo verrebber meno del proprio debito, ma anche correrebber pericolo che la medesima Italia non si scindesse