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32 | ciceruacchio e don pirlone |
dei Giordani, del Romagnosi, del Niccolini, le tragedie dell’Alfieri delle quali, siccome quelle che eran classiche e trattavan di Greci e di Romani, gli Austriaci e i loro proconsoli avevan poi dovuto consentire la rappresentazione sui teatri italiani, le tragedie dell’Alfieri recitate, lette e rilette e imparate a memoria, avevano raggiunto il fine, per cui il gagliardissimo e italianissimo autore le aveva scritte: il popolo intese presto chi fossero Egisto, Appio, Creonte, Nerone e gli altri tiranni, chi si nascondesse sotto i personaggi di Bruto, di Virginio, di Timoleone: in quelle tirannidi vide le italiche tirannidi, in quegli oppressi vide sè stesso, in quei propugnatori di libertà e gì’ invocati suoi liberatori, che venivan prendendo forma reale e nome moderno, man mano che i moti patriottici si venivano svolgendo, e che quindi si personificavano in Guglielmo Pepe, in Santorre Santarrosa, in Federigo Confalonieri e poi in Ciro Menotti, in Attilio ed Emilio Bandiera; in quegli oppressori il popolo italiano intravedeva i del Carretto, i Canossa, Francesco IV, i Lambruschinì, i Bolza esecrati, e, plaudendo ai liberi e forti e fischiando le bieche figure degli scellerati, si venne rapidamente destando e meglio comprese la sua miseria e la sua ignominia e senti accendersi in petto il desiderio feroce dell’insurrezione, della redenzione e della vendetta. In Saul e in Achimelec il popolo ravvisava le due tirannidi civile e religiosa, nella tragedia disgiunte, ma nel campo della realtà storica contemporanea, congiunte nell’interesse del trono e dell’altare ai danni dei popoli e della libertà: onde i versi dell’Astigiano - cosi miserevolmente oggi riguardati dai tedescuzzi annacquatelli della critica nuovissima - come fiamme divoratrici e risanatrici si diffusero, per un trentennio, da un capo all’altro della penisola a cooperare efficacemente alla missione redentrice a cui la grande anima del loro autore li aveva destinati.
E il movimento delle idee cresceva e si estendeva e si insinuava ovunque - nonostante le vigili censure e le pavide polizie - e prendeva cento nuovi aspetti e si affermava in cento diverso manifestazioni.
Dalla battaglia di Benevento e dall’Assedio di Firenze del Guerrazzi al Marco Visconti del Grossi o alla Disfida di Barletta del D’Azeglio; dal Giovanni da Procida dall’Arnaldo da Bre-