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capitolo quinto 331

mezzo ai desideri, ai timori, alle speranze che agitano gli animi dei figliuoli nostri.

«E prima dobbiamo manifestarci, che se il Nostro cuore fa commosso nell’udire come in una parte d’Italia si prevennero coi conforti della Religione i pericoli dei cimenti, e con gli atti di carità si fece palese la nobiltà degli animai: non potemmo per altro né possiamo non essere altamente dolenti per le offese in altri luoghi recate a Ministri di questa Religione medesima. Le quali, quando pure noi, contro il dovere nostro, ne tacessimo, non però non potrebbe fare il nostro silenzio che non diminuissero l’effetto delle nostre benedizioni.

«Non possiamo ancora non dirvi che il ben usare la vittoria è più grande e più difficile cosa che il vincere. Se il tempo presente ne ricorda un altro della storia vostra, giovino ai nipoti gli errori degli avi. Ricordatevi che ogni stabilità ed ogni prosperità ha per prima ragione civile la concordia; che Dio solo è Quegli che rende unanimi gli abitatori d’una casa medesima; che Dio concede questo premio solamente agli umili, ai mansueti, a coloro che rispettano le sue leggi nella libertà della sua Chiesa, nell’ordine della Società, nella carità verso tutti gli uomini. Ricordatevi che la giustizia sola edifica, che le passioni distruggono, e Quegli che prende il nome di Re dei Re, s’intitola ancora il dominatore dei popoli.


    tivo ed imparziale, non può fare a meno di non ripensare a Ponzio Pilato e a don Abbondio. In fondo in fondo a Pio IX bastava aver dotto e ripetuto alle sue milizie di non oltrepassare i confini dello Stato, se esse poi andavano al di là dai confini, lui sorrideva, tranquillo di coscienza, perchè non era colpa sua. Pio IX comprendeva benissimo che i Promessi Sposi, cioè i Polacchi, avevano tutte le ragioni, ma non poteva benedirli per tema di don Rodrigo, di don Attilio e dell’Innominato, cioè per tema dell’Austria, della Prussia e della Russia. E trovava un accomodamento con la sua coscienza imbrogliata; e fra la verità e i potenti della terra trovava una scappatoia degna del marchese Colombi fra il si e il no, posto con le spalle al muro, trovava un sotterfugio degno di figurare nelle Fourberies de Scapin, trovava una restrizione mentale degna del padre Mariana . . . impartiva alla bandiera della legione polacca la sua benedizione . . . privata!
          Ecco in quale cerchia di miserabili espedienti stringeva un gentiluomo quale era il conte Giovanni Maria Mastai, un uomo venerando per l’altissima autorità di cui era investito, quale era Pio IX, la inesorabile contraddizione che in lui si personificava e per effetto della quale, lui - tribuno e Pontefice nel tempo stesso - lui i popoli oppressi credevano loro liberatore, mentre i tiranni oppressori confidavano trovare in lui il sostenitore del principio di autorità, per quanto impura ed illegittima di quella autorità potesse essere l’origine.