Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo quinto | 321 |
«Quattro reggimenti di fanteria;
«Due reggimenti di cavalleria;
«Tre batterie d’artiglieria da campagna;
«Una compagnia di artificieri estratta dal corpo d’artiglieria
«Due compagnie del genio.
«Ogni reggimento avrà i rispettivi ufficiali di sanità.
«Al detto corpo d’operazione saranno collegate le truppe straniere al servizio di Sua Santità»1.
Ho voluto riferire dalla Gazzetta Ufficiale il testo di questi due decreti, per tagliar corto, fino da ora, su tutte le sottigliezze bizantine con le quali lo Spada e il Balan, il Balleydier, e il D'Amelio e qualche altro degli storici papalini si industriano a dimostrare che le intenzioni del Papa furono oltrepassate; che egli non voleva che la guerra difensiva; che nelle deliberazioni adottate non si era mai trattato di guerra offensiva, per il che essi riempiono le pagine delle loro storie di lamentazioni sulla violenza che si faceva alla volontà del Papa.
Ora è evidente che quando nell’ordinanza del 20 marzo è detto che v’ha «urgenza di provvedere alla difesa e sicurezza dei domimi pontificii, non che alla concorde azione delle forze nazionali italiane» ed è detto pure - e chi lo dice è il principe Aldobrandini, gentiluomo, d’animo nobilissimo e cavalleresco e al Papato e a Pio IX devotissimo - «che fu udito il volere di Sua Santità», non e’ è più da sottilizzare e da sofisticare; la guerra tanto difensiva, quanto offensiva in quella ordinanza era deliberata.
E quando è stabilito nella seconda ordinanza che «udito, sempre, il volere di Sua Santità, il colonnello Ferrari è preposto all’organizzazione del corpo dei volontari che partirà dietro suo ordine», è evidente che al Ferrari si è già accordato pieno potere su quelle giovani milizie.
E che tali fossero gl’intendimenti di Pio IX, quando nel consiglio dei ministri, agiva da Principe, lo prova la testimonianza del colonnello Andrea Ferrari, il quale, promosso generale dei corpi volontari e recatosi dal Papa, prima di partire
- ↑ Gazzetta di Roma del 21 marzo, n. 47, e del 23 marzo, n. 48.