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commuova questo grido che esce da ignote bocche ad agitare i popoli d’Italia con lo spavento di una guerra straniera, aiutata e preparata da interne congiure o da malevola inerzia di governanti». Non veder lui qual pericolo possa soprastare all’Italia, finchè congiunte da un vincolo di gratitudine siano la forza dei popoli e la sapienza dei principi, con la santità del diritto. Poi, con impeto di sublime retorica e con logica forraidar bile, dal punto di vista della sua autorità di Pontefice della Chiesa cattolica, con logica formidabile, di cui quattordici mesi appresso i suoi sudditi sperimenterebbero tutta la terribile verità. Pio IX, il quale in tutta questa allocuzione, ha dimenticato e sorpassato una cosa sola, una cosa da nulla: le popolazioni lombardo-venete, gementi sotto il giogo straniero e imploranti il riscatto, chiude con le famose parole: «Ma Noi massimamente, Noi capo e Pontefice supremo della santissima cattolica religione, forsechè non avremmo a Nostra difesa, quando fossimo ingiustamente assaliti, innumerevoli Figliuoli che sosterrebbero come la casa del padre il centro della cattolica unità? Gran dono del Cielo è questo fra tanti doni con cui ha prediletto l’Italia: che tre milioni appena di sudditi Nostri abbiano dugento milioni di fratelli di ogni nazione e d’ogni lingua. Questa fu in ben altri tempi e nello scompiglio di tutto il mondo romano, la salute di Roma. Per questo non fu mai intera la rovina dell’Italia. Questa sarà sempre la sua tutela, finchè nel suo centro starà questa Apostolica Sede. Oh! perciò benedite, gran Dio, l’Italia e conservatele sempre questo dono di tutti preziosissimo, la fede. Beneditela con la benedizione che umilmente vi domanda, posta la fronte per terra, il vostro Vicario» ecc. 1.

Questa allocuzione, affissa agli angoli delle vie, fece andare il popolo romano in visibilio; ma non il romano solo, letta all’indomani, il doman l’altro, cinque giorni dopo, pubblicata nei giornali fece andare in visibilio tutti i popoli della penisola. E perchè? E di che tanto si allietavano gl’Italiani che fosse scritto in quella allocuzione? A queste domande risponde l’insigne storico Giuseppe La Farina.


  1. L. C. Farini, op. cit., lib. II, cap. X, pag. 386 e seg.